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Edward James

William Hahnam traccia un profilo del collezionista, in occasione dell’asta da Christie’s del 6 ottobre 1988 delle opere della collezione dell’eccentrico milionario mecenate dei surrealisti, figura di spicco nei circoli artistici di New York ed Hollywood negli anni Trenta e Quaranta. Includerà opere di surrealisti come Dali e Delvaux e neoromantici come Pavel Tchelichew ed Eugene Berman. dal Giornale dell’Arte, n.33, aprile 1986 e n. 59, agosto 1988

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Edward James, circa 1930 at West Dean House in Sussex courtesy of the Edward James Foundation Archives

Ottilie Ethel Leopoldine “Tilly” Losch, Countess of Carnarvon, © Estate of fred Daniels / National Portrait, London

Chichester

In cinque giorni di vendita all’asta nella grande casa di campagna di West Dean, la Christie’s disperde quanto rimane della collezione della famiglia James, il cui ultimo componente, Edward James, deceduto nel 1984, si distinse particolarmente come mecenate del movimento Surrealista, finanziatore, tra l’altro, della rivista Minotaure pubblicata a Parigi trail 1933eil 1939. Dalí, Magritte, Leonor Fini frequentavano la casa londinese di James in Wimpole Street e anzi le cronache ricordano che proprio qui, durante una festa in maschera, Dali, vestito da palombaro, rischiò di morire soffocato. Sebbene parte della collezione di opere surrealiste sia già stata dispersa a Londra dalla Christie’s nel 1981 (il realizzo in quell’occasione fu di 3 miliardi e mezzo circa) e «Femme assise au chapeau» di Picas-so venduto, sempre da Christie’s, nel 1984 per oltre 11 miliardi, rimane un nutrito gruppo di lavori della cerchia abbastanza ristretta di artisti per i quali il collezionista in certi periodi fu la sola fonte di reddito: essi erano, oltre ai già citati, Tchelitchev, Bérard, Eugène e Léonid Berman, Carlyle Brown, Leonora Carrington. West Dean è anche assai importante dal punto di vista storico: inclusa nel Domesday Book, il catasto inglese voluto da Guglielmo il Conquistatore, venne regalata da Guglielmo stesso ad uno dei suoi veterani, Roger d’Alecon, alla cui famiglia rimase fino al 1621 quando venne venduta ai conti di Chichester. Nel 1891 passò a William James che provvide a ristrutturarla, ingrandirla ed arricchirla di oggetti preziosi. Tra questi i mobili, con esemplari francesi e inglesi del XVIII secolo, Reggenza, Impero, Biedermeier, italiani e tedeschi. Passeranno in asta tra gli altri: una commode in lacca nera Luigi XV di van Risenburgh, stimata 90-140 milioni; una commode Luigi XVI di A.L. Gilbert con intarsi a motivi architettonici (70-90); una piccola commode Transizione di Claude Topino (23-34); mobili italiani in stile Maggiolini e tre massicce commode eseguite appositamente per William James con pannelli di carrozzelle napoletane; un cabinet tedesco 1680 ca., con pannelli in avorio a rilievo. Alla sezione inglese appartengono una coppia di tavoli da gioco Giorgio III in mogano (35-45), una coppia di cabinet Reggenza già ad Osterley Park (16-23) e un gruppo di mobili Giorgio III in bois de satin tra cui una commode e tavoli Pembroke.
In una casa in cui la famiglia reale è stata più volte ospitata non mancano i pezzi ad essa associati: un paio di gemelli in oro smaltato appartenuti a Edoardo VIII, un portasigarette in argento di Alfonso XIII, un altro portasigarette di Giorgio V e della regina Maria. Ricapitolando, 5 giorni di vendita dal 2 al 6 giugno riservati a mobili e tessuti, porcellane europee e orientali, argenti e objets de vertu, dipinti, stampe e disegni, libri. Il ricavato delle aste, volute dagli amministratori della Edward James Foundation, servirà a finanziare le attività della Fondazione stessa, la cui sede rimarrà a West Dean: tra queste, l’insegnamento del restauro di mobili e dell’arte della ceramica.

Christie’s è stata incaricata di tenere l’asta dalla Fondazione Edward James, che amministra il West Dean College per l’insegnamento della tutela delle Arti nel Sussex, in una proprietà di Edward James. La vendita comprende uno degli artefatti più famosi del movimento surrealista, il «Telefono aragosta» di Dali, che combina due oggetti senza alcun nesso fra loro formando un pezzo che Dali stesso dichiarò essere «inutile da un punto di vista pratico e razionale». Ci si attende un prezzo tra 25 e i 35 milioni di lire. Un’altra opera surrealista è un Dali del 1941 intitolato «Tristano e Isotta», stimato dai 350 ai 500 milioni. È tipica del periodo migliore dell’artista, ossa umane e drappeggi in un paesaggio di pini, ed è una delle molte opere che James acquistò direttamente da Dali in base ad un accordo con cui gli garantiva un certo numero di vendite sicure. L’asta comprenderà anche un’opera del 1936 di Delvaux, donne seminude in un paesaggio con edifici romani illuminato dalla luna: anche «La Comedie du Soir» fu acquistata direttamente dall’artista e dovrebbe essere venduta per una cifra tra i 350 e i 450 milioni.

Tra i lavori tardosurrealisti è offerto un quadro della pittrice inglese Leonora Carrington che James incontrò a Mexico City negli anni ’40. Questo «Martedì», fantasia di esseri umani ed animali improbabili in un paesaggio bizzarro, dovrebbe realizzare 40-70 milioni. «Figure su una terrazza», di un’altra amica di James, Leonor Fini, è stimato tra i 100 e i 125 milioni. In asta pure i neoromantici Tchelichew e Eugene Berman, ribellatisi al cubismo imperante negli anni ’20 a Parigi, la cui visione metafisica derivava sia da de Chirico che dai periodi azzurro e rosa di Picasso. Un dipinto antropomorfico di Pavel Tchelichew dei primi anni ’30 intitolato «Il pastore» è stimato sui 25-35 milioni.

Edward James nacque nel 1907 in Inghilterra e la sua immensa fortuna, ereditata all’età di 25 anni, gli permise di perseguire la sua passione, che durò tutta la vita, per l’arte, la letteratura e l’architettura in America, in Inghilterra ed a Parigi. Nello Stato di New York nel diciottesimo secolo, la produzione di legname aveva reso ricco il bisnonno la cui fortuna fu in seguito accresciuta dal figlio Daniel, nel settore dei metalli e delle miniere e nello sviluppo del sistema ferroviario degli Stati Uniti. Daniel quindi si ritirò in Inghilterra, dove il nipote Edward fu educato al West Dean, nel Sussex. I suoi genitori, William ed Evelyn, frequentavano il bel mondo che gravitava attorno al Principe di Galles, il futuro Edoardo VII. Con il re come padrino, un’educazione ad Eton ed Oxford ed una cospicua eredità, Edward James sembrava destinato alla vita ricca e convenzionale dei ceti inglesi più elevati.

Invece ad Oxford fece parte negli anni ’20 della scena letteraria che comprendeva figure come Evelyn Waugh. Dopo una breve permanenza nei servizi diplomatici della Roma mussoliniana, si sistemò a Parigi dove si legò presto al circolo di Eluard e Breton e pubblicò poesie sotto il nome di Edward Selsey. In seguito al crollo di Wall Street, molti dei suoi amici-artisti ebbero bisogno di aiuti finanziari, che egli fornì generosamente ma limitava l’acquisto delle opere di pittori già affermati come Picasso, essendo molto più attratto dalla scoperta e dall’incoraggiamento di nuovi talenti tra i surrealisti. Dopo aver visto un ritratto fatto da Dali, all’epoca relativamente sconosciuto, andò in Spagna per incontrarlo ed il suo sostegno fu essenziale per tutto il suo miglior periodo di produzione, tra il 1933 ed il 1939; incontrò Leonor Fini e continuò a comprarne le opere per vent’anni e finanziò anche la rivista «Minotaure», collaborandovi lui stesso con poesie e saggi. Convinse le scelte dell’ormai leggendario mercante d’arte americano Ju lien Levy: «I miei interessi» scriveva Levy «sono divisi tra queste due possibilità: il Surrealismo, il letterale mondo di sogno, ed il Neoromanticismo, il nostalgico mondo della fantasia».

L’infelice matrimonio con la bella ma «vivace» ballerina austriaca Tilly Losch lo mise in contatto con «Les Ballets 1933», una compagnia formata da coreografi e ballerini provenienti dai «Ballets Russes» di Diaghilev, da poco scomparso. In un ultimo tentativo di salvare il suo matrimonio, finanziò ed in parte organizzò un’intera stagione di balletti a Londra ed a Parigi, con l’intento di di arte internazionale d’avanguardia e di architettura. James fornì il 48% del capitale per lo stravagante spettacolo di Dalí, «Il sogno di Venere», e lavorando come impiegato e factotum non retribuito: «Il sogno di Venere» era una avventura subacquea surrealista, con sirene a petto scoperto, vestite di gomma e guanti rosa, natanti in un grande bacino, ed effetti bizzarri, come una macchina da scrivere che sembra un’alga, il tutto su un fondale pompeiano. Mentre risultava sempre più evidente che l’Esposizione Mondiale era stata organizzata nel peggior momento possibile, con la guerra che divideva le nazioni che avrebbero dovuto invece unirsi per l’occasione, l’altra commissione di Dali a New York, una vetrina per Bonwit Teller sulla Quinta Avenue, fu un grande successo. Quando la direzione del lussuoso grande magazzino, allarmata da un manichino femminile di cera che sorgeva da una vasca da bagno di narcisi, tentò di modificare la vetrina Edward James cercò di mediare un accordo con Dali ma questi rovesciò la vasca contro la vetrata rompendola. Dovette poi trascorrere alcune ore in prigione, ma ciò gli procurò grande pubblicità. James passò quindi in California attratto dal movimento mistico Vedanta, che fioriva a Los Angeles sotto la protezione del leggendario Krishnamurti.
Anche il suo amico Aldous Huxley era un seguace e James stesso divenne un discepolo entusiasta e condusse una vita di astinenza e di meditazione, ma venne profondamente offeso dal fatto che non veniva considerato possibile che un milionario diventasse un seguace serio.

Allontanatosi dai Vedantisti, ad Hollywood frequentò famose star degli anni Quaranta come Bette Davis, Humphrey Bogart e Ronald Coleman, il regista Cecil B. De Mille, musicisti e letterati europei come Stravinsky, Thomas Mann e Somerset Maugham. Prese in affitto case a Beverly Hills e Laguna Beach dove riceveva, scriveva poesie e si occupava dei propri affari in Inghilterra inviando cablogrammi interminabili. Terminata la guerra, ritornò per un breve periodo in Europa e costituì la Fondazione Edward James nella dimora di famiglia, West Dean, in Inghilterra, che ora è un centro di insegnamento del restauro. Tornato in America, subì sempre di più il fascino delle antiche alture del Messico.

Negli anni ’50, pur continuando a vivere in California, trascorreva periodi sempre più lunghi a Città del Messico, circondandosi di animali, introducendo serpenti e pappagalli in camere d’albergo e visitando stregoni nella giungla e infatti trascorse gli ultimi anni occupandosi della costruzione di uno straordinario palazzo nella giungla messicana nei pressi di Xilita. Mentre lavorava al surreale progetto architettonico, trascorreva molto tempo con una famiglia messicana adottata a Xilita. L’esotico castello, appollaiato sull’orlo di una collina, non fu mai portato a termine e viene ora gradualmente ringoiato dalla giungla, ma rimane la straordinaria traccia di uno degli uomini più interessanti ed eccentrici di questo secolo.

Edward James ritratto da Man Ray, 1930 ca.