Nel 1978 Giorgio Caproni fu invitato a leggere i suoi versi al Centre national d’art e de culture “Pompidou” di Parigi, insieme a Mario Luzi e a Vittorio Sereni. La lettura fu tenuta il 5 di giugno. Durante quel soggiorno parigino Caproni scrisse ventiquattro brevi poesie, che poi definì “appunti”, o “piccole sottopoesie”, con le quali compose la raccolta intitolata Erba francese, che pubblicò, da quanto ebbe a scrivere, “per semplice necessità sentimentale e mnemonica”.
In un futuro che è già qui – forse – alcuni testi letterari prospereranno sugli abiti e sugli accessori, versi alessandrini incastonati nell’interno di un gioiello, lungo la sgambata di uno stivale, o nelle istruzioni per il lavaggio di un capo particolarmente delicato.
Avventure ossessive di un ascoltatore. Venti canzoni perfette, da Eno a Monteverdi, raccontate a cavallo tra musica e altre discipline da Gianluigi Ricuperati
Una lunga intervista, un racconto segreto, il primo incontro, atteso da tempo, con un musicista che ha ispirato generazioni di artisti.