Capsule Digitale

Nontìscordàrdimé (Vol. 2/3)

La complessa poetica di Ivan Fassio, artista e poeta scomparso prematuramente 

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Il corpo desiderante

L’occhio traccia una scena, la mano risponde, il cuore scintilla, la mente confonde e si ordina. Tutto questo non era dicibile, colto; non era trasmessa, tanto tempo prima del codice: soltanto palpabile.

Origine: tutto confronta sé stesso, un corpo linguistico dialoga in punti, che si fanno pian piano suture. Se un genio s’oppone, per natura, al percorso di comodo; inascoltato, rimane tra i raggi di ruote, mai davvero inventate, che sognano nell’avvenire.

La bocca inizia, un giorno, a battere un ritmo, per richiesta, aiuto o preghiera, a scindere il flusso d’un pieno torrente. Questa è la morte dell’arte, da sempre! Il sole ripete il suo cerchio sul mondo vivente, di luce.

Per costruire un oggetto, la storia, un movimento continuo necessita; né la spinta primaria messa a giacere sui nervi: ciò che chiamiamo pensiero per vizio. Lo spirito servi, nemmeno un soggetto! Quando la vita era un magico quanto, in fiamme e colori, la risposta più umana era facile: la nascita, il gioco, l’amore, la guerra.

La terra è la tavola degli strumenti, infinito crogiolo, per domanda divina. Dall’azione attingiamo qualcosa di anomalo, scritto.

Era il più conveniente fenomeno, radice del tornaconto, che un gesto si facesse segno e, avanti, alfabeto. Chi oggi si chiede stupito ancora un perché, e sono millenni, fissa con nostalgia già il orizzonte: la culla vuota, alleviata del nuovo linguaggio.

 

 

Due poteri ci abbattono, due soli: la creazione e la libertà. La domanda è un’illuminazione, dove germoglia perpetua un’alba doppia, ugualmente caricata ai poli, calamitata calamità. Se per tremore guardiamo in alto, risposta una sta sugli alberi, quali creature vicine alla perfezione. Al di là delle strutture del labirinto, necessità comunitarie, perplessità di trama, la soluzione dell’artista è, a volte, il volo. Volontà di scavalcare, cecità consumata, peccato originale. Certo, si deve essere cauti, quel tanto che ci basta occorre e per quanto sempre occorre, ché l’unicità è possibile e dovuto. Qui, la pratica è messaggio, mai più stile, bensì passaggio.

 

IL CORPO DESIDERANTE, a cura di Ivan Fassio

ERA AURORA

Lungo Dora Napoli 6 – Torino

un Davide Bava