Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
La produzione poetica di Doris Lessing* è poco conosciuta, per via dell’esiguo numero di poesie scritte, ventuno in tutto, e nella ridottissima tiratura dei libri di cui quelle poesie fanno parte: la raccolta Fourteen poems è stata pubblicata da Scorpion Press nel 1959 in un’edizione limitata di 500 esemplari; altre sette poesie sono contenute in un’antologia – INPOPA Anthology 2002: Poems by Doris Lessing, Robert Twigger and TH Benson- pubblicata nel 2002 da Institute of Poetic Patience Carzdotti Dot Ltd e edita da MP Gould
When I look back I seem to remember singing.
Yet it was always silent in that long warm room.
Impenetrable, those walls, we thought,
Dark with ancient shields. The light
Shone on the head of a girl or young limbs
Spread carelessly. And the low voices
Rose in the silence and were lost as in water.
Yet, for all it was quiet and warm as a hand,
If one of us drew the curtains
A threaded rain blew carelessly outside.
Sometimes a wind crept, swaying the flames,
And set shadows crouching on the walls,
Or a wolf howled in the wide night outside,
And feeling our flesh chilled we drew together.
But for a while the dance went on –
That is how it seems to me now:
Slow forms moving calm through
Pools of light like gold net on the floor.
It might have gone on, dream-like, for ever.
But between one year and the next – a new wind blew ?
The rain rotted the walls at last ?
Wolves’ snouts came thrusting at the fallen beams ?
It is so long ago.
But sometimes I remember the curtained room
And hear the far-off youthful voices singing.
Fiaba*
“Quando mi guardo indietro mi sembra di ricordare il canto.
Eppure c’era sempre silenzio in quella lunga stanza calda.
Impenetrabili, quelle mura, pensavamo,
buie con scudi antichi. La luce
brillava sulla testa di una ragazza o su giovani membra
si diffondeva con noncuranza. E le voci basse
si levavano nel silenzio e si perdevano come in acqua.
Eppure, per tutti c’era quiete e calore come di una mano,
se uno di noi tirava le tende
una pioggia filettata soffiava incautamente all’esterno.
A volte un vento si insinuava, agitando le fiamme,
e piazzava ombre a rannicchiarsi sulle pareti,
o fuori un lupo ululava nella vasta notte,
e sentendo la nostra carne gelata disegnavamo insieme.
Ma per un po’ la danza continuò –
Ecco come mi sembra ora:
lente forme si muovevano calme attraverso
pozze di luce come oro intrappolato sul pavimento.
Sarebbe potuto continuare, come un sogno, per sempre.
Ma tra un anno e quello successivo – soffiava un vento nuovo?
La pioggia finalmente ha reso marce le pareti?
I musi dei lupi sono venuti ad agitare le travi cadute?
È stato tanto tempo fa.
Ma a volte mi ricordo la stanza con le tende
e sento le giovani voci cantare in lontananza.”
**Traduzione di Davide Ferrari