Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
The american real-photo postcard 1905-1930
“La cartolina fotografica è un corpus vasto, brulicante e senza confini, che potrebbe anche avere un unico autore con la testa di idra, una sorta di Omero delle piccole città e delle praterie. Autodidatta e felicemente ignaro della storia del mezzo, questo autore era libero dal tipo di ripensamenti che paralizzano gli artisti. Lui o lei doveva fare un lavoro, compiacere un pubblico, guadagnare un dollaro, ma anche registrare le cose fedelmente, includere quanti più dettagli di una scena potesse contenere la cornice, tenere uno specchio su quel pezzo di mondo condiviso con la clientela, forse rendere strano il familiare, semplicemente notando le cose. La libertà dal fardello storico ha fatto sì che l’estetica privilegiasse soprattutto la ricerca della distanza più breve tra due punti. In altre parole, le immagini sono il più delle volte schiette e frontali, e in effetti danno il meglio di sé quando sono schiette e frontali”.
Lucy Sante
L’introduzione di Sante a questo libro è, come quasi tutto ciò che scrive, sublime. Folk Photograpy è tra quei rari libri fotografici che ti fissano tanto quanto vorresti fissarlo.
Dwight Garner, Il New York Times
Le immagini sono sorprendenti, brusche, ipnotizzanti, raggelate da un senso di mortalità comune anche alla fotografia professionale dell’epoca. Sante li dispone con una sorta di casualità pianificata… lasciando che la sfilata di immagini color seppia scorra dall’una all’altra con un bagliore intuitivo.
Chris Barsanti, PopMatters
Sante, in un saggio introduttivo tipicamente oracolare, sottolinea la nostra distanza temporale da questi atti fotografici…[ma] più importante di questi scorci di un tempo perduto è il modo in cui le cartoline – schiette, onnivore e sperimentali per necessità – rinfrescano il nostro esausto modo di vedere.
Jonathan Taylor, Bookforum