Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Nel 1978 Giorgio Caproni fu invitato a leggere i suoi versi al Centre national d’art e de culture “Pompidou” di Parigi, insieme a Mario Luzi e a Vittorio Sereni. La lettura fu tenuta il 5 di giugno. Durante quel soggiorno parigino Caproni scrisse ventiquattro brevi poesie, che poi definì “appunti”, o “piccole sottopoesie”, con le quali compose la raccolta intitolata Erba francese, che pubblicò, da quanto ebbe a scrivere, “per semplice necessità sentimentale e mnemonica”.
In corsa
Quant’erba francese.
Il «Palatino» fila
verso Parigi.
È giorno.
Passano villaggi gotici.
Boschi di profondo verde.
Il presente si perde
già nel futuro.
Il futuro
è già tempo passato.
Sono ancora in treno.
Sono
(da un secolo) già ritornato.
*
Di domenica Sera
La prima impressione.
Pont du Carrousel. Lo spazio
color piombopiccione.
Nel vuoto domenicale,
il deserto rumore
d’un passo. La péniche
che silenziosa risale
la Senna, a lento motore.
*
Il cuore
Il cuore batte al centro
di Parigi. Batte
alla Concordia. Batte
fra gli alberi dei Campi Elisi.
Il cuore batte nel cuore
del cuore di Parigi.
*
Ubicazione
Rue de l’Odéon.
Odéon Hôtel. «OH.OH.»
Davanti, la Librairie Rossignol.
*
Itinerario
Sacré-Coeur Blanche, a piedi.
I passeri che si spollinano
— frenetici — sui marciapiedi.
*
Promemoria
Brasserie du Morvan.
L’indomani, Beaubourg.
Luzi, Sereni, Frénaud.
La Provenzali. Esteban.
*
Kodak
Mia figlia come una fidanzata.
Ah vacanza, seduti
all’ombra d’una verde arcata
della Tour Eiffel.
Parliamo
di nulla.
O ce ne stiamo muti.
Roma è lontana.
Un passero.
Una coppia eccitata
che scrive una cartolina.
Tutto uno squillante stormo
(ci uniamo) di saluti.
*
Assioma
Chi va a Parigi, va a casa.
*
Qua
La rampa a scalinata
che porta al Sacré-Coeur.
Giardini
da un lato — dall’altro
bianchi appartamentini.
L’aria pulita e alberata.
La cincia (o che altro uccello?) esaltata
dietro una buccia.
Il biondo
— il blu — di due bambini.
Essere qua di casa.
Avere — qua — i vicini.
*
Battesimo
Café des moucherons.
Lo abbiamo battezzato così,
sotto l’ippocastano,
fra il Luxembourg e il Panthéon.
*
Totor
Place des Vosges.
Un piccione.
Tre o quattro ragazzini
che giocano a pallone.
I giovani sulla panchina.
Studiano medicina.
Richelieu consenziente.
Victor Hugo indifferente.
*
Vecchiaia o mortificazione
Al Luxembourg. Di mattina.
La giovane che en camicetta
mi chiede dov’è la latrina.
*
Civiltà
Saint-Germain-des-Prés.
Il testone di bronzo
— fra i lauri — d’Apollinaire.
Un negro con due americani.
Il divieto d’accesso
— anche al guinzaglio — ai cani.
*
Flash
Parigi impressionista.
Già persa di vista.
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