Capsule Digitale

Nontìscordàrdimé (Vol. 3/3)

La complessa poetica di Ivan Fassio, artista e poeta scomparso prematuramente 

Social Share

Il corpo Estraneo

Il Corpo Estraneo è il punto di possibile uscita dall’organico, di rottura con lo schema ritmico del senso e del movimento. Inizia a testimoniare cautamente di un accadimento (Scintillante! Esposizione del qualcosa che eccede la rappresentazione). Dietro, nella sua origine al di fuori, sta la catastrofe dell’organizzazione percettiva, ecco il dirottamento dispendioso dell’energia. Esplosione, orgasmo. Qui, davvero, a ridosso del mondo, si nasconde il sublime?

Noi osserviamo il fenomeno che non è più racconto, rovesciato come un bacio sulla nostra fronte, senza mittente. Ci appare, talvolta, nei nodi del pensiero, dalla finestra della realtà, emerge nettamente, in grumi spettri fluorescenze, nello schermo della visione. Alfabeto ricavato dalla tattilità dell’esperienza. Verità è separazione – dove le vacche nere della notte prendono colore e s’incidono sullo stupore. Venerazione verrà, sarà chiara nella nicchia dell’eccezione.

Riconosciamo per attimi, che posizioniamo in consequenzialità: strutture complesse, accattivanti, di consuetudine. Da un lato, l’elementare parvenza dei nostri sguardi, quando la vita si fa specchio e la fisicità s’incanala in flussi morali, psicologici, esistenziali. Sporgiamo e porgiamo le nostre fattezze all’altro io, per giacenza diaristica, biografica, consolatoria o elogiativa. La bandiera sventolata è il canto della carne, sangue in ebollizione fissato in grafia. Poi, viene il linguaggio: quell’incatenamento di sovra-incisioni sull’evidenza già saldata. Dunque, l’azione svincolante rasenta la schiuma della comunicazione.L’analisi si disfa e si fa mediale, assumendo strumenti in quanto contenuti, frammenti volanti sull’orizzonte della scrittura: voce, segnale, parola, proverbio, parabola, letteratura.

IL CORPO ESTRANEO

a cura di Ivan Fassio

ERA AURORA

Lungo Dora Napoli 6

Torino

a Davide Bava, Beatrice Sacco, Marco Memeo

—–

 

"Petals on a wet black bough" (E.P.)

Materia grigia centrale. Quando indugia la luce, occorre scolpire con un occhio serrato, voce è miracolo. Se nessuno l’ascolta, scivola un petalo. Domanda d’un attimo. Scriverlo. E, intanto, memoria fiorisce, germoglia un ricordo sensibile. Cura le strutture della colomba! Si palpa la storia recente, con orecchio confuso. Papille le dita, le vele, i remi che inghiottono l’onda, pian piano.

Registrare, una volta, le facce le tracce le tessere: mille e non più. Mille e non solo.

Era un porto di mare – perché così ci si è avvezzi, dico al suo suono – un baratto leggenda, frangente. Ora la notte s’incide senza parole, selvatica unica. Cicatrice di tutte le cose. Rimane.

Ivan Fassio, un SMS Simone Mussat Sartor per lo scatto esposto a PHOTOSHOT

Ivan Fassio, Poesia Concreta, n°1 en° 3