Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
La terza parte di una lunga conversazione tenutasi il 9 aprile 2021 fra la curatrice Carolyn Christov-Bakargiev con l’artista americano Mike Winkelmann, in arte Beeple
[Carolyn Christov-Bakargiev] Ho letto nelle tue interviste che a volte parli del mio mondo come “il mondo dell’arte tradizionale”. Lo trovo strano.
[Mike Winkelmann] Beh, come lo chiameresti?
[CCB] Beh …
[MW] Il “mondo dell’arte”? Solo il mondo dell’arte?
[CCB] Sì, beh, di solito non uso comunque queste parole – “mondo dell’arte” – perché per me il “mondo dell’arte” è quasi un termine dispregiativo. Lo associo alle feste e a tutti questi ricchi collezionisti con il loro personale speciale. Sai, Art Basel è “il mondo dell’arte”. Ed è una delle cose peggiori.
[MW] Non ti piace Art Basel?
[CCB] Oh, no!
[MW] Aspetta, aspetta, aspetta! Una domanda: ci vai sempre?
[CCB] Certamente.
[MW] Ogni anno?
[CCB] Certamente.
[MW] Strano davvero. Ma lo odi.
[CCB] Certamente.
[MW] Perché vai allora?
[CCB] È come andare dal dentista o qualcosa di simile. Può essere piacevole prendere la macchina e andare a fare shopping al centro commerciale, ma non è esattamente come andare a vedere un film di Lars von Trier o andare nello studio di un artista.
[MW] Perché non ti piace, però?
[CCB] Perché non è il modo in cui l’arte dovrebbe essere vissuta e vista. Ogni artista fa opere in un certo modo e in qualche modo sa chi è il suo pubblico e come dovrebbe vivere l’arte. Sono famosa per aver trovato spazi davvero strani in cui gli artisti possono fare le loro cose, ma non deve essere uno spazio fisico. Può essere uno spazio virtuale. Può trattarsi di una serie di lettere inviate. Invece l’idea di poter prendere qualsiasi opera d’arte e metterla su un supporto di quattro metri per quattro… quei dipinti, piangono. È un po’ come quel film What Women Want, ma è “What Paintings Want” o “What Sculptures Want”. L’opera d’arte vorrebbe essere vissuta in un certo modo. Perché dovremmo guardare un Beeple su uno schermo rotto in cui non puoi vederne i colori? È tutto sbagliato. È quasi come se trasformassero le opere d’arte in NFT, anche se sono NFT analogici. Quando rimuovi un affresco di Giotto fuori dalla cappella, lo strappi dal muro e lo metti da qualche parte, semplicemente non è più Giotto.
[MW] Capisco. Interessante. Giusto per essere onesti, non sono mai stato ad Art Basel. Sono stato a Miami durante quel periodo, ma non sono mai stato a Basilea. Ma capisco quello che dici. Sembra il posto peggiore per fruire le opere d’arte, un po’ deprimente.
[CCB] Quindi non lo chiamerei “il mondo dell’arte”. Voglio dire, quando dico il “mondo dell’arte”, intendo quel mondo: mercato, feste e rapporti di potere. In effetti, penso che la maggior parte delle persone nel mondo dell’arte digitale pensi che il mondo dell’arte sia quello. Ma c’è qualcos’altro nel mondo dell’arte, che è separato dal mio mondo. Maurizio Cattelan – che hai citato in un tuo Beeple – appiccica al muro la sua banana con lo scotch a Miami o Basilea, perché sta commentando l’idiozia. Voglio dire, sono stupidi! Ma [quello] non è il grande Cattelan. A proposito, nel nostro Museo abbiamo la più grande collezione di Cattelan, come il cavallo [Novecento, 1997] appeso con le gambe a penzoloni. È una sorta di monumento o di elegia al Novecento, alla catastrofe, all’eroismo …
[MW] Non sono sicuro di averlo visto.
[CCB] Oh, dovresti cercare su Google “cavallo – Cattelan” e ti verrà fuori una foto del nostro Museo con il cavallo. È una specie di elegia del XX secolo. All’inizio del XX secolo artisti d’avanguardia come Rodchenko hanno creato la cosiddetta “scultura mobile” durante il periodo della Rivoluzione russa. Pensavano che la scultura dovesse muoversi. La scultura sospesa è poi arrivata negli Stati Uniti con Alexander Calder. Ma in fondo, stava dicendo Cattelan, quella è la fine della scultura mobile.
[MW] Pazzesco.
[CCB] Sì, sì, ma comunque… ho risposto alla tua domanda sul mondo dell’arte. L’ultima cosa che penserei di me stessa è che sono tradizionale.
[MW] Ora mi è chiaro. Quando parlo di “mondo dell’arte tradizionale”, mi riferisco a tutto quello che non è arte digitale.
[CCB] Esatto.
[MW] Intendo i musei e le cose più accademiche e il genere di cose “serie”, così come le stronzate commerciali. Lo uso solo per intendere tutto tranne “questa cosa che è un po’ nuova”.
[CCB] Esatto. Ma in quel mondo dell’arte tradizionale, ci sono alcuni artisti che fanno cose digitali. Ad esempio, abbiamo fatto una mostra di un artista chiamato Ed Atkins. Non carica le sue cose su piattaforme digitali, ma è tutto fatto con il suo laptop. Vuole che i suoi lavori vengano mostrati come grandi video sui muri, all’interno di spazi, ma stiamo parlando di computer grafica. Parla di cosa sia una persona, se una persona è solo una pelle che puoi acquistare e spostare….
[MW] Però vedi, se torni alla mia definizione di “arte digitale”, quella non sarebbe arte digitale, perché non è distribuita principalmente attraverso Internet. Non è diffonderlo sulle piattaforme che fa la differenza. È pensato per i musei. È digitale, ma è destinato, ancora una volta, al “mondo dell’arte tradizionale”. È lì che viene visto piuttosto che su Internet, che è più “populista”, perché puoi dire tipo “ho disegnato questa cosa e l’ho mostrata a tutti senza contesto”. È solo che la vedo in modo diverso, capisci cosa intendo? Anche se potrebbero essere usati alcuni degli stessi strumenti.
[CCB] Ok, ma hai detto prima, l’arte digitale si fa solo con strumenti digitali.
[MW] “Principalmente” con strumenti digitali.
[CCB] Ma ora lo stai qualificando: dici che anche i suoi veicoli devono essere digitali.
[MW] Viene distribuito a un gruppo di persone attraverso meccanismi e piattaforme pop.
[CCB] Ok, beh, questo ti avvicina di nuovo ad Andy Warhol. Ma lascia che ti chieda allora, perché vorresti, come hai affermato in alcune interviste, che il tuo lavoro fosse mostrato al MoMA o nel cosiddetto “mondo dell’arte tradizionale”?
[MW] Beh, perché sono già su altri canali, quindi perché non essere in entrambi?
[CCB] Oh, quindi si sta espandendo!
[MW] Sì. È interessante per me. Ovviamente, tutti gli artisti digitali vorrebbero essere al MoMA. Dai! Di cosa stiamo parlando? È un grande onore! Immagino però che sia davvero solo un altro fottuto trofeo, ad essere onesti. Per farla breve penso sia questo. È importante che tu sia in un museo; è una buona cosa, qualunque diavolo di cosa significhi. Penso che il motivo per cui vorrei essere in un museo sia solo perché nessuno sta bussando alla porta per farmi entrare. Quindi questo è un altro motivo per cui voglio entrare.