Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Immaginate un luogo in cui scrittura e calligrafia convergono, nel delirio della minuzia: immaginate dei testi potentemente modernisti, ma sotto l’orma di un segno medievale e stenografico, monacense, tutt’altro che moderno – simile all’antico kurrent germanico
Immaginate un luogo in cui scrittura e calligrafia convergono, nel delirio della minuzia: immaginate dei testi potentemente modernisti, ma sotto l’orma di un segno medievale e stenografico, monacense, tutt’altro che moderno – simile all’antico kurrent germanico, un modo di tracciare le singole lettere in voga fino ai primi del 900 e ora scomparso.
Procuratevi le immagini dei microgrammi di Robert Walser*, uno dei più grandi autori di sempre, e mettetevi in osservazione: righe su righe, griglie di frasi intrappolate al micron, nella cornice di uno scontrino, nel retrocopertina di un romanzo popolare, fra gli spazi bianchi di un calendario, nelle zone vuote di un menu, e ancora su biglietti da visita, frontespizi ritagliati, bollette, e in tutto quel ‘terzo paesaggio’ cartaceo che costella le nostre vite.
Ma cosa sono i microgrammi? Negli ultimi anni della sua vita, ospedalizzato a causa di una diagnosi di schizofrenia, Walser riempì centinaia di fogli d’occasione con storie e racconti vergati in uno stile calligrafico caratterizzato da dimensioni ridottissime e un’assoluta indecifrabilità. Ritrovati all’indomani della sua morte, avvenuta nel 1956, vennero ritenuti per anni dei veri e propri codici segreti. Grazie al lavoro di due studiosi, Werner Morlang e Bernhard Echte, fu poi chiaro che non c’era alcun intento crittografico, ma solo un formidabile gesto ossessivo di miniaturizzazione.
I due curatori hanno poi dato alle stampe l’intera collezione di microgrammi, in sei volumi proverbialmente fitti. La fama e la reputazione di Walser, intanto, sono cresciute a dismisura non solo nel mondo editoriale, ma anche nel sistema dell’arte, assai più sensibile a questo genere di collisioni tra linguaggi, oggetti letterari e insieme oggetti d’arte, sospesi fra riproducibilità e irriproducibilità tecnica.
Da qualche tempo i microgrammi sono disponibili in una bella versione inglese, annotata e tradotta da Susan Bernofsky: il volume americano comprende una decina di testi, ma riporta anche immagini degli originali, fronte e retro, proprio come se fossero quadri. Nei Microscripts (New Directions/Christine Burgin) il lettore di libri troverà alcune delle punte sperimentali estreme di Walser; il lettore di immagini si troverà davanti migliaia di piccolissime punte, simili a impronte di frecce infinite: il lettore completo capirà che pochissimi, nella storia universale delle forme, sono stati meno decorativi di questo enorme micro-scriptor