Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Oggi che non c’è più da un pezzo, e che ogni tanto si visita con ammirazione il suo studio -attico oscuro a Torino, viene il momento di parlare ancora e di nuovo di Carol Rama
Artista torinese scomparsa qualche anno fa, e di caratura quasi assoluta, pericolosa, difficile, colpevole, complessa, infiammata: Calor Bianco, come i capelli immacolati che l’hanno connotata un numero n di ritratti. Una figura inimitabile, alla quale sono state dedicate decine di mostre e libri, e articoli, e monografie, ma che ogni tanto ci si dimentica – allo stesso modo in cui le nazioni perdono le mappe ai propri tesori.
Uno dei titoli per avventurarsi nella vicenda umana di Carol Rama lo ha scritto una decina di anni fa, quando l’artista era ancora viva, la giornalista Gianna Besson, e si intitola Casta Sfrontata Stella, ed era dotato di un sottotitolo insieme ingenuo e intrigante: ‘biografia corale di un’artista extra-ordinaria’.
A dire il vero le biografie orali collettive – una delle poche novità di formato degli ultimi decenni, nel giornalismo – sono tecnicamente diverse da questo libro: basta aprire il magnifico Truman Capote di George Plimpton, o l’altrettanto impressionante Edie Segdwick sempre di Plimpton, e si troveranno centinaia di ‘voci’, amiche nemiche distanti lontane ma accomunate dall’aver conosciuto il personaggio in questione e dal fatto di parlarne in prima persona. La coralità invece in questo caso è riassunta nella narrazione abbastanza classica di momenti e periodi nella vita di un’artista che ha collaborato e conosciuto da pari tutto il meglio del Novecento, da Picasso a Man Ray, fino a Warhol – e di aver lasciato che le proprie pitture, le proprie installazioni, le proprie sculture si sfregassero volentieri con saperi diversi, dalla letteratura di Edoardo Sanguineti all’architettura di Carlo Mollino. E soprattutto, Carol Rama, si è mescolata felicemente e cupamente con il lato saturnino del sapere più extra disciplinare di tutti: il desiderio.
La vita, le immagini, le frequentazioni di Carol Rama sono ben sintetizzati in questa smilza guida alla sua galassia – ma è sopratutto la parabola fisica di un libro assieme ‘oggetto’ e ‘fantasma’ a rappresentare una novità interessante. Perché l’editore, dal nome incomprensibilmente cacofonico, PRINP, è forse il primo marchio a stampare cataloghi e volumi d’arte on demand. Così non si accumulano in magazzino pile e pile inutili e deprimenti, e si abbassa la soglia del rischio: tutto bene, anche se forse un impianto grafico di copertina meno ossequioso e decò avrebbe reso omaggio alla grandezza e alla bizzarria, e alla libertà del suo soggetto – una che a Vittorio Valletta, conoscente di famiglia ben prima che diventasse gran capo della Fiat, aveva ingaggiato il seguente scambio di battute. “Come va la scuola? Cosa ti piace della scuola?”. “L’intervallo”.