Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
La raccolta di versi “Filò” di Andrea Zanzotto rinvia ad una duplice tradizione: l’una popolare, secondo la quale il termine rinvierebbe alle veglie contadine nelle stalle durante l’inverno, dove erano raccontate storie e favole; l’altra settecentesca (il secolo, non a caso, di Casanova) dei Filò, componimenti musicali di Vittore Villabruna di Feltre
“(…) Mi ò pers la trazha,
lontan massa son ‘ndat pur stando qua
invidà, inbulonà, deventà squasi un zhóch de pionbo,
e la poesia no l’è in gnessuna lengua
in gnessun logo – fursi – o l’è ‘l busnar del fógo
che ‘l fa screcolar tute le fonde
inte la gran laguna, inte la gran lacuna –
la è ‘l pien e ‘l vódo dela testa-tera
che tas, o zhigna e usma un pas pi in là
de quel che mai se podaràe dirse far nostro.
Ma ti, vecio parlar, resisti. (…)”
“(…) Io ho perduto la traccia,
sono andato troppo lontano pur rimanendo qui
avvitato, imbullonato, diventato quasi un ceppo di piombo,
e la poesia non è in nessun lingua
in nessun luogo – forse – o è il rugghiare del fuoco
che fa scricchiolare tutte le fondamenta
dentro la grande laguna, dentro la grande lacuna -, è il pieno è il vuoto della testa-terra
che tace, o ammicca e fiuta un passo più oltre
di quel che mai potremmo dirci, far nostro.
Ma tu, vecchio parlare, persisti. (…)” .
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«Oci de bissa, de basilissa,
testa de fogo ch ‘l giasso inpissa,
nu te preghemo: sbrega sù fora,
nu te inploremo, tuto te inplora;
móstrite sora, vien sù, vien sù,
tiremo tuti insieme, ti e nu
aàh Venessia aàh Venissa aàh Venùsia.
Occhi di biscia, di regina,
testa di fuoco che accende il ghiaccio,
noi ti preghiamo: erompi su, fuori,
noi t’imploriamo, tutto t’implora;
mostrati sopra, sali, sali,
tiriamo tutti insieme, tu e noi
aàh Venezia aàh Venissa aàh Venùsia».