Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
La catalogazione italiana completa di uno dei generi più frequentati dalle avanguardie del Novecento
Il «libro d’artista» è uno dei generi classici delle avanguardie, capace di attraversare tutto il secolo e tutte le tendenze di punta: lo comprovava, nel 1993, una rassegna dedicata a «I libri d’artista italiani del Novecento», curata da Ralph Jentch per il MoMa di New York e abbinata a un catalogo edito da Alle-mandi. I suoi antenati possono essere individuati negli sketchbooks, appunti, studi, pensieri spesso abbinati a succinte riflessioni in forma di scrittura, in uso presso gli antichi maestri; oppure, per quanto riguarda la rivoluzione tipografica in chiave parolibera in ambito futurista o la pratica dei calligrammi surrealisti, le radici affondano nella Grecia classica, con Simias di Rodi, o agli albori del Seicento barocco e immaginifico con i poemi figurati di Guido Casoni. Ma è, si diceva, nel nostro secolo, quando il Modernismo attua una rielaborazione totale della forma, quando l’opera d’arte diventa organismo autosufficiente e quando la rivoluzione prima futurista e poi concettualista dell’universo investe ogni forma e oggetto della quotidianità, che il libro d’artista approda a una sua conscia codificazione.
Alle vicende di questo «organismo vivente», di questa «entità particolare e poliforme» così elastica da sfuggire ai criteri di analisi tradizionalmente applicati a un dipinto o a un qualsiasi altro tipo di libro, a queste pagine dove la parola è compenetrata dall’immagine, oppure, a seconda dei periodi, è in conflitto (ad alterne vicende) con il figurare, sono dedicate l’introduzione e l’appendice, quest’ultima composta da un’antologia di scritti di artisti, di un volume realizzato da Liliana Dematteis, gallerista torinese, e da Giorgio Maffei per le edizioni della Regione Piemonte.
Libri d’artista in Italia 1960-1998 (pp. 285, ill. b/n) è una catalogazione completa di quanto prodotto in un quarantennio particolarmente vivace per questo particolarissimo settore dell’editoria, e che mette a confronto la spoliazione formale messa in atto dalle varie branche del concettualismo e il ritorno al piacere della narrazione per immagini e della materia sul versante postmoderno (e non a caso il libro è, per un santone degli anni Ottanta come Anselm Kiefer, insieme metafora, supporto e «opera» in infinite rivisitazioni).
Il volume tocca così figure e movimenti chiave della contemporaneità, da Fluxus alla Poesia visiva, dalle elaborazioni poveriste al furor transavanguardista fino alle più giovani generazioni, attraverso 2.928 titoli catalogati dopo un’impervia ricerca: il libro d’artista è infatti raramente conservato nelle biblioteche pubbliche e spesso è realizzato da piccoli editori, se non in proprio dagli autori. Ma è proprio dai criteri di «accoglienza» adottati da Liliana Dematteis e da Maffei che emerge uno dei dati più stimolanti, ovvero l’inclusione nella categoria del libro d’artista sia delle copie uniche sia degli esemplari ad alta tiratura (un esempio è Rovesciare gli occhi di Giuseppe Penone, pubblicato da Einaudi); e l’attenzione all’«idea» e alle caratteristiche formali di questa tipologia di opere rispecchia fedelmente i programmi e, appunto, i concetti che nella seconda metà del Novecento hanno informato l’affermazione e la diffusione del libro d’artista, secondo una linea che trascende una classificazione che diventa limitativa e antistorica se esclusivamente legata a sempre labili criteri di «originalità» o alla artigianalità tecnica del manufatto.In tal senso, il futuro del «libro d’artista» è già cominciato, ed è articolato tra la coesistenza fra la pagina stampata e le nuove tecnologie, dal Cd-Rom alla navigazione telematica.