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René Char e la pittura di Georges de La Tour

C’è qualcosa di misterioso intorno alla passione del poeta francese René Char al lavoro del barocco, originario della Lorena, Georges de La Tour. Durante l’occupazione, con il nome di battaglia Alexandre, è stato comandante della Resistenza nella Durance. Il suo quartier generale fu installato a Céreste dove abitò una piccola dimora che ha ispirato il padiglione Ukraina, curato da Gianluigi Ricuperati, della 23° edizione della Mostra Internazionale della Triennale di Milano 

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René Char nel 1934, anno in cui prese le distanze dal movimento surrealista, visitò una mostra dedicata al pittore Georges de La Tour (1593-1652). Aveva ventisette anni e fu un incontro che lasciò un segno importante. Il poeta nacque il 14 giugno 1907 a L’Isle-sur-la Sorgue il 14 giugno 1907, piccola località della Provenza. Pubblichiamo il testo originale e la traduzione a cura di Vittorio Sereni della poesia “Giustezza di Georges de La Tour”, intensa riflessione sul passaggio tra la notte e il giorno, tratta da “Dans la pluie giboyeus” del 1968.

 

Giustezza di Georges de la Tour  

L’unica condizione per non battere in ritirata in eterno era entrare nel cerchio della candela, restarvi, senza cedere alla tentazione termine alle tenebre il giorno incostante al loro nutrito lampeggiare

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Apri gli occhi. È giorno, dicono. Georges de La Tour sa che la carretta dei malnati è in marcia dovunque col suo carico di malizia. Il veicolo è rovesciato. Il pittore ne fa l’inventario. Niente vi è frammisto dello sconfinato che appartiene alla notte e al sego splendente che ne esalta il lignaggio. Il baro, tra astuzia e candore, una mano dietro la schiena, cava dalla cintura un asso di quadri; mendichi musicanti si azzuffano, la posta non vale più del coltello che tra poco colpirà; la buona ventura non è la prima ruberia di una giovane zingara che tiene la testa voltata; il suonatore di ghironda, sifilitico, cieco, il collo chiazzato di scrofola, canta una geremiade incomprensibile.È il giorno, fontaniere esemplare dei nostri mali. Georges de La Tour ha visto giusto.

 

Justesse de Georges de la Tour

L’unique condition pour ne pas battre en interminable retraite était d’entrer dans le cercle de la bougie, de s’y tenir, en ne cédant pas à la tentation de remplacer les ténèbres par le jour et leur éclair nourri par un terme inconstant .

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L’ouvre les yeux. C’est le jour, dit-on. Georges de La Tour sait que la brouette des maudits est partout en chemin avec son rusé contenu. Le véhicule s’est renversé. Le peintre en établit l’inventaire. Rien de ce qui infiniment appartient à la nuit et au suif brillant qui en exalte le lignage ne s’y trouve mélangé. Le tricheur, entre l’astuce et la candeur, la main au dos, tire un as de carreau de sa ceinture; des mendiants musiciens luttent, l’enjeu ne vaut guère plus que le couteau qui va frapper; la bonne aventure n’est pas le premier larcin d’une jeune bohémienne détournée; le joueur de vielle, syphilitique, aveugle, le cou flaqué d’écrouelles, chante un purgatoire impercettibile.C’est le jour, l’exmplaire fonttainier de nos maux. Georges de La Tour ne s’y est pas trompé.