Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Diario della visita nella casa dell’artista, nel dicembre del 2015, durante l’Home Show di Rachel Rose, la mostra di sei settimane che Asad ha ospitato nel suo appartamento.
È una soleggiata giornata di dicembre a New York e sto camminando lungo Spring Street, che mi è molto familiare per le molte volte che ho visitato Dan Graham. Mi fermo davanti a un condominio vicino e vengo accolto da Asad Raza, che mi dà il benvenuto al piano superiore della sua casa. Appena entrato nel piccolo appartamento con una sola camera da letto, inciampo su alcuni sacchi della spazzatura che disseminano il pavimento della cucina. Ma, come mi dice Asad, questi non sono sintomi delle sue cattive abitudini. Fanno invece parte del contributo di Rachel Rose all’Home Show, la mostra di sei settimane che Asad ospita nel suo appartamento. Rachel ha proposto di venire a casa sua e di esaminare tutti i suoi oggetti, buttando via quelli che non servivano più e riordinandone altri, e questo è il risultato. Sul bancone della cucina, nel frattempo, guardando la porta d’ingresso, c’è un disegno a pennarello rosso, bianco e blu della bandiera statunitense.
È un malocchio di Shahzia Sikander.
Nel corso della visita, Asad offre un commento continuo sulle immagini, gli oggetti, i suoni, gli allestimenti, i ricordi personali e gli interventi di cui si compone la mostra. Due disegni scuri, Fireflies di Philippe Parreno, sono appollaiati in alto su una traversa e dominano il percorso. Camille Henrot ha contribuito con una composizione floreale e un vaso dipinto seduti sul tavolo, sopra uno sgabello fatto di schiuma rosa ricavata dalle facciate di vecchie case di Detroit, opera dell’architetto Jaffer Kolb. Accanto al televisore si trovano alcuni pezzi simili a scacchi di Yara Flores. Sul divano, un video di Jordan Wolfson viene proiettato su un computer portatile, mentre il cuscino di Mieko Meguro è ricamato con l’effigie di Dan Graham. Prendo in mano due manubri di ferro. Si scopre che fanno parte della routine di esercizi di Asad.
Sulla libreria si trovano una cartolina polverosa di un autoritratto di Rembrandt, un piccolo assemblaggio di Theo Boggs e un dente di mastodonte di 15.000 anni fa. Asad mi parla del suo attaccamento a una collezione di sassolini, conchiglie e olive raccolti nell’antica Agorà di Atene, che si trovano su un pezzo di feltro accanto al suo router internet. Sopra di esso si trova una statuetta di Pan del suo progetto a Londra, appollaiata accanto a un polpo giocattolo, una pietra e un “ritratto profumato” di Asad creato da sua sorella, una profumiera. In fondo allo scaffale troviamo una piccola tela a olio raffigurante una donna in un momento di estasi, opera di Jo Sander, e un bicchiere da vino di Phillipa Horan. Sulla parete sopra la scrivania c’è un’enigmatica fotografia di due giocatori di basket di Brooklyn, opera di Ari Marcopoulos, fissata al muro con un chiodo d’oro.
Siamo interrotti da una melodia ammaliante, un’opera sonora creata da Anri Sala: una cantante sopra le righe che combina vocalmente l’Internazionale e la Marsigliese. Seguono due tranquilli minuti di ascolto, poi si torna alla loquacità del tour. (Il brano è programmato per uscire dal suo stereo a intervalli casuali).
Nella sua camera da letto emerge un tema naturale e cosmico. Una scultura di Deanna Havas raffigurante l’angolo di una grotta si trova nell’angolo vicino a un grande dipinto di Sarah Morris basato su un calendario lunare, appoggiato con disinvoltura alla parete. Un’opera astratta di Jessica Dickinson su carta copre una parete. Il letto è coperto da una vecchia coperta a tema Star Wars e da un cuscino a forma di gatto fatto dalla sorella, tutti riscattati dall’archivio della sua adolescenza da Rachel Rose.
Sul comodino c’è una piccola scultura che regge un grappolo d’uva, che Nick Mauss ha ordinato di mangiare a letto.