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Book to book 13 : Botanica parallela

La grande poetessa americana Marianne Moore, oggi forse dimenticata, scrisse un giorno un verso indimenticabile: ‘giardini immaginari con dentro rospi veri’, che deve aver fornito l’ispirazione – il primo singhiozzo – per un’opera bizzarra e stupefacente

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La copertina della prima edizione italiana, per la collana Biblioteca di Babele, Adelphi 1976

Botanica parallela, Leo Lionni, Gallucci editore, Roma 2021

Uscita negli Stati Uniti nel 1977 sotto il titolo di Botanica parallela*. L’autore, Leo Lionni, ha passato tutta la vita a disegnare per riviste o per la pubblicità, pubblicando una quarantina di libri per bambini: oggi il libro viene tradotto per la prima volta in italiano (Gallucci, 18 euro) e si rivela come un tesoro di illustrazioni e stramberie, nella tradizione dei trattati eruditi e della Zoologia fantastica di Jorge Luis Borges.

La ‘botanica parallela’, infatti, è quell’anarchia vegetale di semi incoercibili che hanno dato vita a piante del tutto singolari, che talvolta scompaiono al tatto e ai sensi non appena si prova a tastarle. Leo Lionni, con la voce secca, quasi allibita e tortuosa di un conoisseur esoterico in possesso di informazioni ancestrali, enumera oggetti verdi e meno verdi, magmatici e pulviscolari, elastici e anelastici: l’elenco di avventure tassonomiche è una gioia, ma è una gioia anche più intensa l’esplosione improvvisa dei disegni, dal tratto gommoso e quasi surrealista, come un Roland Topor costretto a misurarsi con un catalogo di giardinaggio. Aggiungerei che le divagazioni di Lionni presso le anse e le dune di questa cosmogonia plantifera ricordano da vicino, in certi punti, il tono sommesso e curioso del Gianni Celati ultrantropologo di Fata Morgana.

Ma è nel capitolo centrale del libro – dedicato alle Artisie, ‘piante dall’aspetto abotanico, qualche volta anorganico, di probabile origine umana’ – che si rivela l’autentico trillo metafisico di questo atlante: sono piante il cui nome deriva da ‘Artis Natura Magistra’, iscrizione posta all’ingresso del giardino zoologico di Amsterdam, e la cui forma a ricciolo smussato si ritrova in certe decorazioni make-up dei primissimi abitatori d’Australia come in certe sculture di Alexander Calder. La natura di Lionni è un tempio di analogie, più che di simboli: è la medesima meraviglia interrogativa che investiva Roger Caillois, o se volete lo spettatore di Tree of Life quando si accorge che le esplosioni di materia solare tracciano segni simili alle impressioni visive di un neonato appena venuto alla vita, o di un uomo che la sta abbandonando. Forme identiche ritornano nel colosso cosmico e nel nano-micron: se, come diceva Munari, un albero non è che un ‘l’esplosione lentissima di un seme’, facciamo esercizio sulle parallele della Realtà!

Leo Lionni, tavola fuori testo contenuta nel libro

Leo Lionni, tavola fuori testo contenuta nel libro

Leo Lionni, tavola fuori testo contenuta nel libro

Leo Lionni, tavola fuori testo contenuta nel libro