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Book to book 5: Asterios Polyp, David Mazzucchelli

Riuscite a immaginare un autore sospeso a metà fra Vladimir Nabokov e Rem Koolhaas? E riuscite a concepire che non faccia l’architetto, né lo scrittore? Potete pensare a un autore di fumetti ossessionato con le forme dello spazio e la puntigliosa riflessione sulle strutture del linguaggio, e su come entrambi – spazio fisico e codici – svelano e inseguono la cosiddetta ‘realtà’ fino al punto in cui essa non diventa che una privazione circondata da costruzione?

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“Asterios Polyp”, David Mazzucchelli, Knopf Doubleday Publishing Group,  2009

Se lo state raffigurando, sappiate che esiste già, e risponde al nome dello statunitense David Mazzucchelli*, che ha messo al mondo un magnifico, gelido, sorprendente romanzo-oggetto in forma di graphic novel. Mostruoso funambolo è già il titolo, Asterios Polyp, con quel retrogusto sottomarino e astrale, ellenico e animale: il volume è già dalla copertina una riflessione sull’idea stessa di copertina, essendo poco più che un involucro tagliato a metà, che rivela un materiale cartaceo bipartito, elaborato a sinistra, grezzo a destra (made in China, ahimè, a dispetto dei formidabili stampatori nostrani). Ma l’intera opera sembra una congiunzione perfetta di due modi di intervenire sul mondo: raccontare per non morire e progettare per far vivere gli altri.

Incontriamo il protagonista, Asterios Polyp, nel giorno del suo cinquantesimo compleanno, nell’istante in cui un fulmine sta per incendiare il suo appartamento da intellettuale a Manhattan: come molti caratteri nabokoviani fa il professore (di architettura, ovviamente), ed è una specie di Visconte Dimezzato contemporaneo: distante e appassionato, scrittore e progettista, fratello gemello di una coppia in cui l’altro non ce l’ha fatta alla nascita. E teorico di fama (proprio come Koolhaas) ma senza aver mai costruito niente (come Koolhaas fino all’età del personaggio al momento in cui inizia il racconto). La tessitura visiva e concettuale di questo romanzo per immagini è ricchissima e piena di citazioni: dal disegnatore Steinberg al designer Noguchi. E poi raffinatezze, contraltari cromatici, aperture di capitoli che riassumono in un’immagine sola il tema che verrà sviluppato. Credetemi – non è un fumetto, non è nemmeno un vero e proprio graphic novel, e non è certamente una prova narrativa classica: David Mazzucchelli ha firmato un algido capolavoro sussultante, ed entra nella sala degli eroi del più cruciale tavolo della contemporaneità culturale – il dialogo vero fra le discipline.