Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Una selezioni di versi tratti dalla prima raccolta di liriche del poeta Andrea Zanzotto pubblicata da Mondadori nel 1951 in forte continuità con la tradizione della lirica novecentesca, con forme e schemi del linguaggio dell’ermetismo: come nella poesia ermetica, si attraversano qui paesaggi naturali, reali e fittizi, scoprendo non ciò che viene normalmente percepito bensì quello che vi si suppone latente, inscritto sul rovescio
Ormai
«Qui non resta che cingersi intorno il paesaggio
qui volgere le spalle».
Da un’altezza nuova
«Madre, donde il mio dirti,
perché mi taci come il verde altissimo
il ricchissimo nihil,
che incombe ed esalta, dove
beatificanti fiori e venti gelidi
s’aprono dopo il terrore – e tu, azzurro,
a me stesso, allo specchio che evolve
nel domani, ancora mi conformi?
ma donde, da quali tue viscere
il gorgoglio fosco dei fiumi,
da quale ossessione quelle erbe
che da secoli
a me imponi?
Amore a te, voce a te, o disciolto come nevi silenzio, come raggi
rasi dal nulla: sorgo, e questo gemito
che stringe, questo fiore che irrora
di rosso i prati e le labbra, questa porta
che senza moto si disintegra
in canicole acque…».
Impossibilità della parola
«Non disertai da questo
esistere ove la terra
tocca e beve la mente…»
Sul Fuoco
«fuoco inseppellibile-inestinguibile
eppur già in qualche modo, morto
fuoco fistola frigida fall-out…»
Declivio su Lorna
«…maiuscoli pavoni delle siepi,
aiole come mazzi improvvisati.
Laghi dallo stupore di goccia:
ogni albero ha dietro di sé
l’ombra sua bene abbigliata,
paradisi di crisantemi
si addensano in climi azzurri».
Fu Marghera
«Morte delle morti
scheletri rimasti delle stesse fiamme
paralizzate
di cui siete l’imprevedibile
filiazione
forte spunta a città di malora
città perduta,
tanto morte da essere impegnata
a farsi fantasma di se stessa,
che stridi muta
tuoi gerghi anche
nell’annientamento protervi
di chimici spettri
mal protesi nervi».