Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Il racconto allucinogeno della Solaris di Lem incontra La Sirenetta di Andersen in una macabra favola vestimentaria ispirata al look 46 della Cruise 2024 di Louis Vuitton
Era la seconda notte che soggiornava nella villa e a parte le allucinazioni, tutto gli pareva assolutamente nella norma. Il professor Thompson si era lasciato sfuggire aneddoti al riguardo prima ancora che diventassero collaboratori, fin dai tempi in cui a separarli vi era una cattedra universitaria e proprio per questo, Williams non dava alcun segno di agitazione. Negli ultimi dieci anni erano state condotte ricerche dal professore stesso attraverso perlustrazioni in loco e tra le varie ipotesi che giustificassero le attività paranormali di quell’isola, egli aveva registrato un anomalo disallineamento del campo magnetico.
Ormai divenuto una vera e propria celebrità delle Scienze dell’Occulto presso l’Università di Lancaster, Thompson aveva ipotizzato ancora prima che il collega americano Brown si facesse avanti, che sì, il campo magnetico aveva un certo effetto sull’Isola Bella ma che esso non solo causava deliri visivi durante la notte ma che essi, proprio per quella misteriosa forza, si materializzassero anche nel reale. Il giovane dottorando Williams era sbarcato sul Lago Maggiore per confermare tale ipotesi.
Il suo era un grandissimo onore: per anni la villa dell’isola era stata chiusa, le finestre e porte barricate da larghe assi di legno e catenacci a causa di una serie di inaspettate incursioni notturne da quelle che gli abitanti definivano come le ninfe del lago. Che quella fosse una stupida credenza o meno, Williams non ne era convinto e anzi si vedeva scettico nei confronti di tali suggestioni.
Risalente al tardo Barocco, la villa era fornita di una ricca collezione di antichi volumi e manoscritti che includeva canti gregoriani dell’undicesimo secolo e bizzarri rituali esoterici dei primi del Novecento sui quali lo stesso Thompson avrebbe avuto il piacere di porre le mani. Invece il vecchio professore si trovava bloccato nella triste campagna inglese a dover presenziare il matrimonio della figlia: inutile specificare l’immenso dolore col quale aveva acconsentito a inviare Williams che, per quanto suo prediletto tra tutti i frequentatori dell’ateneo, certo non meritava tanto quanti lui quell’immenso privilegio.
Ripensando alla notte precedente, il dottorando Williams credeva di aver sentito il frusciare di un vestito accarezzare il marmo dei corridoi e si domandava se di lì a poco, al momento del suo coricarsi, sarebbe stato toccato ancora da quell’allucinazione. Scavando nella sua memoria gli pareva persino di ricordare di aver udito un ridacchiare femminile, voci azzurrine provenienti proprio dalle terrazze del Teatro Massimo: una struttura in pietra arricchita di obelischi, fontane e piante dai toni scenografici. Certamente il momento più agghiacciante di quella notte che non aveva la minima intenzione di replicare.
Quella era stata una giornata soleggiata, estremamente gradevole in quanto a tempo e occupazioni avendola trascorsa sulla piccola spiaggetta limitrofa al giardino all’italiana di cui l’isola faceva grande vanto. Con la compagnia di un volume di botanica preso dall’antica biblioteca della villa, si era goduto il calore del sole e il calmo sbattere delle onde contro i ciottoli della battigia.
Tra una descrizione arborea di piante esclusive del giardino dell’Isola Bella e consigli di ricette di infusi a esse legate, Williams si fece trasportare dalla lettura e cesoie alla mano, prese a raccogliere foglie di Canfora secolare e della rarissima Gunnera manicata; i bianchi fiori della Halesia Diptera e il profumo dell’Olea Fragrans lo stregarono completamente mentre mazzolini di camelie e ortensie paniculate completarono il suo bottino. Diretto verso la cucina della villa, Williams mise sottobraccio il libro ma dalle sue pagine cadde un piccolo foglio ingiallito del quale era leggibile solo un paragrafo.
Non fatevi illudere dalla brezza del lago e dalla dolcezza degli agrumi che crescono sulle sponde dell’isola: le azalee e tutti i suoi fiori sono lo scheletro di malvagie creature marine e il loro letale odore salmastro assopisce lo sfortunato avventore che si fa guidare dalle apparenze e ignora ciò che abita al di sotto dell’immobile superficie acquatica.
Se si ascolta attentamente il frusciare dell’oleandro, parole di seduzione riempiono le orecchie del malcapitato che ha messo piede su quest’infame lingua di terra, rigurgito di un lago in egual misura maledetto. Una poesia dai toni cristallini capace di rimpiazzare con acqua lacustre il respiro dell’ennesima vittima.
Guai a coloro che del giardino segreto ne coglieranno i fiori più belli perché della morte più repentina e dolorosa essi periranno. I morti sono sacri e come tali non vanno toccati; le loro code di pesce tramutate in radici soccombono nutrendosi della stessa acqua che un tempo era casa, rifugio e vita. Terra alla terra, acqua alla terra e acqua all’acqua.
Scritto con una grafia incerta e scolorito dal tempo, quella lettera pareva essere stata volontariamente nascosta dal suo autore. Chi mai avrebbe potuto distruggere tale testimonianza essendo l’isola ormai disabitata? Lo scritto era datato l’anno stesso in cui essa era stata chiusa definitivamente. Da quello che sapeva, l’ultimo inquilino di quelle stanze era stato un intellettuale inglese dell’Università di Manchester, amico in giovinezza dello stesso Thompson.
Ai tempi di quando era studente, Williams aveva sentito narrare che dopo essere tornati dalla Francia dove avevano combattuto, i due fossero diventati acerrimi nemici a causa delle loro visioni opposte: se da un lato Thompson avesse creduto nella vitale importanza dell’insegnamento delle Scienze dell’Occulto, l’altro non avrebbe perso tempo per screditarlo a suon di leggi di Fisica. Era proprio per questo motivo che il vecchio professore aveva invitato l’amico a ricredersi e lo aveva spinto a visitare l’Isola Bella. Inutile dire che il professore di Manchester non vi fece mai ritorno. Nonostante non fosse stata firmata, quella doveva essere per forza una sua lettera.
Guardò i fiori che aveva raccolto: davvero quelli lo avrebbero portato a morire? Per caso Thompson voleva liberarsi di lui? Williams cercava di non farsi suggestionare dalle idee che gli balzavano per la testa ma per quanto ci provasse, iniziò a fantasticare se il cadavere del collega di Manchester fosse ancora lì, tra le meraviglie arboree del giardino oppure sul fondale lacustre; arrivò perfino a chiedersi se anche per lui sarebbe arrivato a una tanto infausta fine. Il professore lo stimava, o almeno così credeva, perché mai avrebbe dovuto sbarazzarsi di quello che tutti vedevano come il suo pupillo? Forse lo aveva mandato su quell’isola con la certezza che nulla di rischioso lo attendeva; ricordava benissimo il suo dispiacere nel sapere che Williams e non lui avrebbe potuto avere accesso alla villa e alla sua biblioteca. Tralasciando i possibili moventi, il dottorando non sapeva ancora se quel soggiorno fosse una trappola o no.
Era il crepuscolo, di lì a poco sarebbe calata la notte e con essa il misterioso campo magnetico avrebbe iniziato ad agire, generando le allucinazioni che al sol pensiero terrorizzavano il giovane: tutta la spavalderia con la quale era approdato sull’isola, ora lo stava lentamente abbandonando. Approfittando degli ultimi raggi di sole disponibili, Williams prese a fare una serie di viaggi tra la biblioteca e il barchino sul quale era giunto sull’isola: avrebbe continuato le ricerche in un paese limitrofo; trovare una locanda in grado di ospitarlo per un altro paio di settimane non sarebbe stato difficile.
Il pendolo di casa suonò le nove: il tempo era volato, il buio aveva ormai coperto ogni cosa e lui stava ancora raccogliendo materiale dalla biblioteca. Con due volumi di esoterismo sotto il braccio, le piante raccolte in giornata nella mano opposta e una saccoccia con i suoi averi a tracolla, Thompson correva a perdifiato tra le sale della villa. L’assenza di luce non lo aiutava di certo e aveva la netta sensazione che stesse girando a vuoto oltre che essere inseguito. Con il calare del sole, era entrato nel regno dell’oscurità e il magnetismo al quale l’isola era assoggettata cominciava a farsi sentire. Come la sera precedente, inquietanti canti dai toni femminili provenivano dal Teatro Massimo del giardino.
Terra alla terra
Acqua alla terra
e acqua all’acqua
Quelle voci risuonavano tra i corridoi facendo perdere a Williams l’orientamento. Come se non bastasse, il fruscio di abiti che aveva udito la notte precedente, riprese a farsi sentire. Abbigliata di una crinolina confetto intrisa di alghe e salsedine, una creatura dalla pelle squamata e gli occhi di pesce si manifestò di fronte allo sfortunato Williams. Che fosse un’allucinazione o pura realtà il giovane non poteva di certo saperlo e così, voltando le spalle a quella mostruosa creatura con abiti umani ma fattezze animalesche si mise a urlare e urlando correva e la paura sempre di più gli cresceva in petto.
Aveva il fiatone e le voci femminili che cantavano si facevano sempre più acute, angeliche quanto bestiali. Si fermò, arreso dalle circostanze, in attesa che quell’essere dall’odore salmastro e abbigliato con un abito d’altri tempi lo raggiungesse: se quella era solo un’allucinazione, si sarebbe salvato di certo e al sorgere del sole quell’incubo sarebbe finito. Con quella certezza in testa, la sicurezza si rifece padrona del suo corpo. Poi si ricordò dell’episodio del pomeriggio e per un momento vi credette.
Guai a coloro che del giardino segreto ne coglieranno i fiori più belli perché della morte più repentina e dolorosa essi periranno.
Il mattino dopo la barca con i volumi della biblioteca fu trovata nel piccolo porto del villaggio: ogni cosa al suo interno era intatta. Di Williams nessuna traccia.
Terra alla terra, acqua alla terra e acqua all’acqua.