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Dress to dress 4: Racconto di Provincia

Partendo da L’articolo delle lucciole di PPP contenuto negli Scritti Corsari, avendo come riferimento la serie Tappeti Natura di Piero Gilardi* e il Padiglione Italia dell’ultima Biennale di Venezia firmato Gian Maria Tosatti**, questo breve racconto cerca di restituire le atmosfere che si possono discernere dall’osservazione della SS 2023 di Magliano e in particolare dai Jeans Contadino della suddetta sfilata.

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Unregular Contadino Jeans Contadino Washed Five pockets Contadino denim pants, Twisted seams. Unregular stained wash, 100% Cotton, Made in Italy

Luca Magliano estate 2023, ph. Imaxtree

C’era un non so che di meditativo nel suo osservare la propria terra. Lo faceva al mattino quando, attraversando i fili d’erba sormontati di rugiada, il calore saliva e incontrandosi con l’aria fresca si vaporizzava; i contorni di ogni cosa diventavano indistinti e ciò gli metteva una grandissima pace nel cuore. In quegli istanti di quiete lui e la sua terra si lanciavano immateriali sguardi d’intesa prima della lunga giornata lavorativa che avrebbe visto entrambi come protagonisti.

Si ascoltavano a vicenda, l’uno confessava le cose del mondo all’altra durante quelle lunghe ore sotto il sole: imprecazioni, pensieri che non avrebbe mai ammesso ad anima viva. C’era solitudine nel suo travaglio quotidiano, eppure finchè aveva la sua terra, il Contadino aveva la certezza che non gli sarebbe mai mancata una spalla su cui piangere. Durante le giornate più calde il suo sudore inumidiva i solchi nel campo mentre d’inverno il fango generato dal nevischio gli colorava i vestiti: in quell’intesa suggellata dalla fatica dell’uno e dall’ascolto dell’altra, il Contadino trovava pace.

Ma per quanto potesse essere monotona la vita di coloro che lavorano nei campi, c’erano certi fatti che non potevano passare inosservati.

Una notte, seduto sul tetto di casa con le tegole cariche del tepore del giorno, si ricordò da bambino quando nelle sere d’estate faceva altrettanto: saliva sul quel piano inclinato e guardando verso lo stagno poteva scorgere il brulicare delle lucciole. In quel momento invece l’unica cosa che brillava nella notte era la sigaretta che teneva tra le labbra e la flebile luce di una lampada a olio che proveniva dalla sua spoglia camera. Là dove un tempo c’era lo stagno rimaneva solo una conca e le lucciole erano scomparse.

Dal tetto di casa però, poteva scorgere altre luci: più dense e compatte in quanto a densità, brillanti più delle stelle in cielo. A differenza delle lucciole che facevano fugaci comparse nelle calde sere d’estate, quelle luci non venivano mai a mancare: l’atmosfera tutt’intorno si svuotava di ogni significato e veniva inglobata in quel chiarore asettico. Il tutto accompagnato da una quantità sbalorditiva di fumo, grigio scuro e non lattiginoso come la nebbia mattutina tanto cara al Contadino.

Gliene avevano parlato a lungo della città. Gliel’avevano descritta in termini grandiosi, con un enorme senso di urgenza. Da quando quelle nubi di fumo avevano cominciato a imbrattare il cielo, il suo paese si era svuotato di gran parte della popolazione cosicché al crepuscolo la piazza echeggiavano le misere opinioni di chi voleva restare e di chi scalpitava per partire. Pochi chilometri separavano la sua piccola comunità da quello pseudo idillio fatto di macchinari alienanti.

 

Seduto ancora sul tetto, scrollando la sigaretta col pollice fece cadere della cenere sulla coscia e cercò immediatamente di spazzarla via all’istante con un frettoloso movimento che andava dalle anche alle ginocchia. Gli dicevano che si sarebbe pentito di limitarsi al suo campo, che i guadagni veri si trovavano dove la zona industriale cominciava. Ma che senso aveva in fondo farlo? Di tutte quelle macchine lui non voleva sentire il rumore: la sua terra gli dava un conforto che nulla avrebbe potuto ripagare. Si guardò i pantaloni e constatò che il fango era diventato parte integrante della trama e dell’ordito: nulla avrebbe potuto togliere la traccia delle zolle cavate durante la giornata.

Forse avrebbe rimpianto non andarsene ma gli sembrava troppo doloroso separarsi dal suo piccolo quadrato di perfezione e pace. Decise che i suoi pantaloni avrebbero continuato a essere sporchi di fango e con quella rassicurante certezza in testa gettò la il mozzicone al di là della grondaia e passando per una stretta finestra, rientrò nella sua casa diretto al giaciglio. Le luci delle fabbriche che lo osservavano da lontano con sdegno.

Piero Gilardi, Tappeti Natura*.

Gian Maria Tosatti, “Storia della Notte e Destino delle Comete”, 2022**