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Giorgio Caproni*

L’8 settembre 1943 si trovava a Loco. Posto di fronte all’eventualità di arruolamento nelle brigate della Repubblica di Salò preferì entrare nella Resistenza, attiva in Val Trebbia, svolgendo, come commissario del Comune di Rovegno, compiti essenzialmente civili. Fu per molti anni maestro elementare, iniziando a Casorate Primo la sua esperienza di insegnamento.

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Giorgio Caproni

La trilogia della giovinezza

Come un’allegoria, Ballo a Fontanigorda e Finzioni formano una sorta di trilogia della giovinezza, popolata di volti femminili, feste paesane, musiche, balli, profumi, osterie. Si tratta di liriche brevi, spesso in forma di canzonetta, che rievocano il tempo dell’adesione carnale alle cose, dell’esultanza di chi si affaccia alla vita. Non mancano però i primi segni della labilità dell’esistenza, come il ricordo della morte prematura della fidanzata Olga. In un articolo del 1947 Caproni aveva rivendicato la potenza creatrice del linguaggio poetico, «che non trasmette ma genera una realtà»; il poeta inventa la realtà, dando vita al mondo che gli urge dentro. Caproni adotta moduli tipici della lirica pura: linguaggio analogico, fonosimbolismo, stilizzazione delle immagini, lessico manierato, gusto del frammento. Fedele al modello del monolinguismo petrarchesco, il suo vocabolario poetico è fatto di poche parole a forte valenza evocativa che tornano di continuo nelle liriche. La metrica non è regolare, i versi hanno in genere lunghezza inferiore all’endecasillabo e l’impiego della rima è libero

Da Cronistoria 1943

Preghiera d’esortazione o d’incoraggiamento

Dio di volontà,

Dio onnipotente, cerca

(sfòrzati), a furia d’insitere

-almeno- d’esistere

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Sassate

Ho provato a parlare.

Tutte frasi sbagliate.

Forse, ignoro la lingua.

Le risposte: sassate.

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