Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
“Come venne a me la scrittura? Come piumaggio d’uccello sul vetro della mia finestra, d’inverno. Immediatamente, si accese nel camino una battaglia di braci che, ancora oggi, non si sono spente.”
Da La bibliothèque est en feu (La biblioteca è in fiamme), 1955*
Comment me vint l’écriture? Comme un duvet d’oi-
seau sur ma vitre, en hiver. Aussitôt s’éleva dans l’âtre
une bataille de tisons qui n’a pas, ancore à présent, pris fin.
Come venne a me la scrittura?
Come piumaggio d’uccello
sul vetro della mia finestra,
d’inverno.
Immediatamente,
si accese nel camino
una battaglia di braci
che, ancora oggi, non si sono
spente.
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Il n’y a que mon semblable, la compagne ou le compa-
gnon, qui puisse m’éveiller de ma torpeur, déclencher
la poésie, me lancer contre les limites du vieux desert
afin que j’en triomphe. Aucun autre. Ni cieux, ni terre
privilégiée, ni choses dont on tressaille.
Torche, je ne valse qu’avec lui.
Non c’è che il mio simile, la compagna
o il compagno, che possa svegliarmi
dal torpore, far scaturire la poesia,
slanciarmi
contro i confini del vecchio deserto
affinché io li superi. Nessun altro.
Né cieli, né terra promessa,
né cose che fanno trasalire, lo possono.
Torcia, è solo con lui che io danzo.
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On ne peut pas commencer un poème, sans une par-
celle d’erreur sur soi et sur le monde, sans une paille
d’innocence aux premiers mots.
Non si può cominciare un poema
senza una particella di errore
su di sé e sul mondo,
senza un filo d’innocenza
alle prime parole.
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Pouquoi poème pulvérisé? Parce qu’au terme de son
voyage vers le Pays, après l’obscurité pré-natale et la
dureté terrestre, la finiture du poème est lumière, apport
de l’être à la vie.
Perché poema polverizzato?
Perché al termine del suo viaggio
verso il Paese, dopo l’oscurità
prenatale
e la durezza dei giorni,
la finitudine del poema è luce,
apporto dell’essere alla vita.
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Le poète ne retient pas ce qu’il découvre; l’ayant
transcrit, le perd bientôt. En cela réside sa nouveauté,
son infini et son péril.
Il poeta non trattiene a sé ciò che scopre.
Non appena lo trascrive, subito lo perde.
In ciò risiede la sua novità,
il suo infinito,
il suo pericolo.
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Parfois la silhouette d’un jeune cheval, d’un enfant
lointain, s’avance en éclaireur vers mon front et saute
la barre de mon souci. Alors sous les arbres reparle la
fontaine.
Talvolta il profilo di un puledro,
di un bambino in lontananza,
s’avvicina a esplorare il mio sguardo,
scavalca il muro del mio timore.
E’ allora che, sotto gli alberi,
riprende a mormorare
la sorgente.
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Arrêtons-nous près des êtres qui peuvent se couper
de leurs resources, bien qu’il n’existe pour eux que peu
ou pas de repli. L’attente leur creuse une insomnie ver-
tigineuse. La beauté leur pose un chapeau de fleurs.
Fermiamoci accanto agli uomini
che possono privarsi dei loro beni,
nonostante non esistano, per loro,
che scarsi o inesistenti ripieghi.
L’attesa
scava in loro un’insonnia vertiginosa.
La bellezza gli pone sul capo
una corona di fiori.
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