Capsule Digitale

Meditations in an Emergency (Vol. 2/3)

Alcune poesie* del poeta americano Frank O’Hara, pubblicate per la prima volta nel numero di novembre del 1954 di Poetry: A Magazine of Verse, nella raccolta Meditations in an Emergency un libro pubblicato per la prima volta da Grove Press nel 1957

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Frank O’Hara at his apartment at 441 East 9th Street in New York City, 26th September 1959, by Fred W. McDarrah/Muus collection

Meditations in a emergency

 

Am I to become profligate as if I were a blonde? Or religious as if I were French?

Each time my heart is broken it makes me feel more adventurous (and how the same names keep recurring on that interminable list!), but one of these days there’ll be nothing left with which to venture forth.

Why should I share you? Why don’t you get rid of someone else for a change?

I am the least difficult of men. All I want is boundless love.

Even trees understand me! Good heavens, I lie under them, too, don’t I? I’m just like a pile of leaves.

However, I have never clogged myself with the praises of pastoral life, nor with nostalgia for an innocent past of perverted acts in pastures. No. One need never leave the confines of New York to get all the greenery one wishes — I can’t even enjoy a blade of grass unless I know there’s a subway handy, or a record store or some other sign that people do not totally regret life. It is more important to affirm the least sincere; the clouds get enough attention as it is and even they continue to pass. Do they know what they’re missing? Uh huh.

My eyes are vague blue, like the sky, and change all the time; they are indiscriminate but fleeting, entirely specific and disloyal, so that no one trusts me. I am always looking away. Or again at something after it has given me up. It makes me restless and that makes me unhappy, but I cannot keep them still. If only i had grey, green, black, brown, yellow eyes; I would stay at home and do something. It’s not that I’m curious. On the contrary, I am bored but it’s my duty to be attentive, I am needed by things as the sky must be above the earth. And lately, so great has their anxiety become, I can spare myself little sleep.

Now there is only one man I like to kiss when he is unshaven. Heterosexuality! you are inexorably approaching. (How best discourage her?)

St. Serapion, I wrap myself in the robes of your whiteness which is like midnight in Dostoevsky. How I am to become a legend, my dear? I’ve tried love, but that hides you in the bosom of another and I am always springing forth from it like the lotus — the ecstasy of always bursting forth! (but one must not be distracted by it!) or like a hyacinth, ‘to keep the filth of life away,’ yes, there, even in the heart, where the filth is pumped in and slanders and pollutes and determines. I will my will, though I may become famous for a mysterious vacancy in that department, that greenhouse.

Destroy yourself, if you don’t know!

It is easy to be beautiful; it is difficult to appear so. I admire you, beloved, for the trap you’ve set. It’s like a final chapter no one reads because the plot is over.

‘Fanny Brown is run away — scampered off with a Cornet of Horse; I do love that little Minx, & hope She may be happy, tho’ She has vexed me by this Exploit a little too. — Poor silly Cecchina! or F:B: as we used to call her. — I wish She had a good Whipping and 10,000 pounds.’ — Mrs. Thrale.

I’ve got to get out of here. I choose a piece of shawl and my dirtiest suntans. I’ll be back, I’ll re-emerge, defeated, from the valley; you don’t want me to go where you go, so I go where you don’t want me to. It’s only afternoon, there’s a lot ahead. There won’t be any mail downstairs. Turning, I spit in the lock and the knob turns.

 

 

Meditazioni in una emergenza

 

Dovrei diventare dissoluto come se fossi biondo? O religioso come se fossi francese?

Ogni volta che il mio cuore è spezzato, ciò mi fa sentire più avventuroso (e come gli stessi nomi continuano a susseguirsi su quella lista interminabile!), ma uno di questi giorni non ci sarà più nulla con cui avventurarsi.

Perché dovrei condividerti? Perché non ti sbarazzi di qualcun altro, tanto per cambiare?

Sono il meno complicato degli uomini. Tutto ciò che voglio è un amore sconfinato.

Anche gli alberi mi capiscono! Santo cielo, anch’io giaccio sotto di loro, no? Sono come un mucchio di foglie.

Tuttavia, non mi sono mai intasato di lodi per la vita pastorale, né della nostalgia di un passato innocente da atti perversi dentro i pascoli. No. Non bisogna lasciare i confini di New York per avere tutto il verde che si vuole — non potrei godere neppure di un filo d’erba senza sapere che c’è una metropolitana a portata di mano, o un negozio di dischi o qualche altra cosa che non fa pentire la gente della propria vita. È più importante mettere alla prova il meno sincero; le nuvole ricevono già abbastanza attenzione e anche loro continuano a passare. Sanno cosa si perdono? Uh, huh.

I miei occhi sono vagamente blu, come il cielo, e cambiano continuamente; sono indiscriminati ma fugaci, del tutto specifici e sleali, cosicché nessuno si fida di me. Guardo sempre da un’altra parte. O a qualcosa anche dopo che mi ha abbandonato. Mi rende inquieto e mi rende infelice, ma non riesco a tenerli fermi. Se solo avessi occhi grigi, verdi, neri, marroni, gialli; rimarrei a casa e farei qualcosa. Non perché sia intraprendente. Al contrario, sono annoiato, ma è mio dovere essere attento, ho bisogno di cose fintanto che il cielo resti sopra la terra. E ultimamente, la loro ansia è diventata così grande che riesco a risparmiare un po’ di sonno.

Ora c’è solo un uomo che mi piace baciare quando non è sbarbato. Eterosessualità! ti stai avvicinando inesorabilmente. (Come meglio scoraggiarla?)

San Serapio, mi avvolgo nelle vesti della tua bianchezza che è come la mezzanotte in Dostoevskij. Come farò a diventare una leggenda, mia cara? Ho provato l’amore, ma ti nasconde nel petto di un altro e io continuo a spuntare da esso come il loto — l’estasi di prorompere sempre! (ma non bisogna farsi distrarre!) o come un giacinto, ‘tener lontano la sporcizia della vita’, sì, là, anche nel cuore, dove la sporcizia viene pompata, e calunnia, infetta, determina. Io farò la mia volontà, benché potrei diventare importante per un inspiegabile posto lasciato vuoto in quella parte, in quel vivaio.

Cancellati pure, se non sai questo!

È facile essere belli; difficile è apparire. Ti ammiro, mia amata, per il tranello che m’hai teso. È come un ultimo capitolo che nessuno legge perché la trama è finita.

‘Fanny Brown è andata via — fuggita con un ufficiale di cavalleria; Amo quella piccola sfacciata, e spero possa essere felice, tuttavia mi ha irritato un po’ questa bravata. — Povera stupida Cecchina [1]! o F o B, come più ci piace chiamarla. — Vorrei che avesse una bella frustata e 10.000 sterline.’ — Mrs. Thrale[2].

Devo uscire di qui. Scelgo uno scialle e le mie abbronzature più sporche. Tornerò, riemergerò, sconfitto, dalla valle; tu non vuoi che io vada dove vai tu; perciò, vado dove tu non vuoi che io vada. È solo pomeriggio, c’è molto altro avanti. Non ci sarà posta al piano di sotto. Ruotando, sputo nella serratura e la maniglia gira.

 

[1] È il nome della protagonista del dramma giocoso in tre atti “La Buona Figliuola”, musicato da Niccolò Piccinni su libretto di Carlo Goldoni, andato in scena per la prima volta nel 1764

[2] Si riferisce probabilmente a Hester Lynch Piozzi (1741-1821), salottiera, mecenate e scrittrice britannica.