Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Alcune poesie* del poeta americano Frank O’Hara, pubblicate per la prima volta nel numero di novembre del 1954 di Poetry: A Magazine of Verse, nella raccolta Meditations in an Emergency un libro pubblicato per la prima volta da Grove Press nel 1957
Aus Einem April
(titolo originale in tedesco)
We dust the walls.
And of course we are weeping larks
falling all over the heavens with our shoulders clasped
in someone’s armpits, so tightly! and our throats are full.
Haven’t you ever fallen down at Christmas
and didn’t it move everyone who saw you?
isn’t that what the tree means? the pure pleasure
of making weep those whom you cannot move by your flights!
It’s enough to drive one to suicide.
And the rooftops are falling apart like the applause
of rough, long-nailed, intimate, roughened-by-kisses, hands.
Fingers more breathless than a tongue laid upon the lips
in the hour of sunlight, early morning, before the mist rolls
in from the sea; and out there everything is turbulent and green.
Da un Aprile
Spazzoliamo i muri.
E naturalmente stiamo piangendo le allodole
che cadono in tutti i cieli con le nostre spalle incavate
nelle ascelle di qualcuno, così strette! e le nostre gole sono colme.
Non siete mai caduti giù a Natale
e commossi quelli che vi hanno visto?
Non è questo che significa l’albero? Puro piacere
di far piangere coloro che non si possono muovere con il volo!
Quanto basti da spingerne uno al suicidio.
E i tetti stanno cadendo a pezzi come gli applausi
di rude, unghiate, intime e di baci irruvidite mani.
Dita senza respiro quanto una lingua posata sulle labbra
nell’ora di luce, la mattina presto, prima che la nebbia rotoli
dentro e dal mare, e là fuori tutto è turbolento e verde.