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Mi piace «pulire il pollo». E la pittura

Francesca Romana Morelli* introduce una «grande quadreria di oltre 80 opere» di Salvo per la sezione Polifonia del Macro, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, Da “Il Giornale dell’Arte” n°424, gennaio 2022

 

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«Senza titolo» (2007), di Salvo. Collezione Archivio Salvo, Torino. Foto © Sebastiano Pellion di Persano

Lo stile è un costante esercizio di sintesi

Nel riflettere su che cosa fosse lo «stile», Salvo affermava (2006): «È arrivare in tempo. È un accumulo, una stratificazione di tic e manie. (…) Ma il modulo giunge con la pratica e un costante esercizio di sintesi, che mi piace chiamare pulire il pollo. Si racconta che Flaubert, per eliminare un “che”, tre semplici lettere, impiegò un’intera giornata».

Fino al 27 febbraio la sezione Polifonia del Macro ospita «Salvo. Autoritratto come Salvo», mostra concepita dal direttore Luca Lo Pinto «riprendendo giocosamente lo spirito di uno dei lavori più conosciuti dell’artista, “Autoritratto come Raffaello”, costruita come una grande quadreria di oltre ottanta opere dell’artista, al fine di restituire un’immagine esaustiva e la sua complessità».

Nel corso della mostra come un dialogo aperto, si aggiungono lavori di Jonathan Monk, Nicolas Party, Nicola Pecoraro e il 24 febbraio interverrà la sound performer e musicista Ramona Ponzini. Siciliano, Salvo Mangione (1947-2015) presto si trasferisce con la famiglia a Torino che diviene la sua città di adozione, dove compie la sua formazione in ambito concettuale, stringendo rapporti di amicizia con esponenti dell’Arte povera.

Nel 1970 esordisce da Gian Enzo Sperone e tre anni dopo avviene il suo passaggio alla pittura «solo pittura», una tendenza che all’epoca emerge anche in Francia e in Germania e per altri versi in Inghilterra.

«Il viaggio di Salvo da questo momento sarà bidirezionale: verso il passato e verso il futuro, spiega Lo Pinto. La tradizione ripresa dall’artista, oltre a quella mitologica e dei classici soggetti figurativi, si estende poi al paesaggio, alle nature morte, alle architetture e ai colori. Si tratta di osservare le cose in funzione del tempo e della luce, nozioni che hanno attraversato la storia dell’arte di cui era un attento studioso».

Salvo, Autoritratto (Come Raffaello), 1970, fotografia su alluminio, 65 x 49 cm