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Sibilla Aleramo, Momenti

Prima raccolta poetica di Sibilla Aleramo*, pubblicata nel 1921 per le edizioni fiorentine di Bemporad & figlio. Liriche dallo stile innovativo, essenziale ed elegante, un grido di libertà che intreccia in modo singolare carnalità e lirismo: una poesia di immagini, tutta fuoco e immediatezza. Un manifesto della nuova coscienza femminista e antiborghese nel quale si coglie la volontà dell’autrice di aderire alla poetica delle avanguardie letterarie per l’eterogeneità dei temi e la rottura con gli schemi tradizionali della metrica e del verso, congeniali alla sua sensibilità nervosa e al suo anticonformismo.

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Sibilla Aleramo, in un ritratto fotografico di Mario Nunes Vais, 1917

Momenti, 1921

Ritmo

Ritrovata adolescenza,

gioia del colore,

occhi verdi di sole sul greto,

scheggiato turchese immenso de l’onde,

biondezza di cirri e di rupi,

rosea gioia di tetti,

colore, ritmo,

come una bianconera rondine

l’anima ti solca.

 

*

 

Son tanto brava

Son tanto brava lungo il giorno.

Comprendo, accetto, non piango.

Quasi imparo ad aver orgoglio quasi fossi un uomo.

Ma, al primo brivido di viola in cielo

ogni diurno sostegno dispare.

Tu mi sospiri lontano: «Sera, sera dolce e mia!»

Sembrami d’aver fra le dita la stanchezza di tutta la terra.

Non son più che sguardo, sguardo sperduto, e vene.

 

*

 

Nuda nel sole

Nuda nel sole

per te che dipingi sto immobile,

il seno soltanto ritmando

la vita gagliarda del cuore.

Come un cielo soave d’aurora

è per te questa mia forma lucente,

un prato un’acqua una solitaria fiorita di petali,

tralci di vigna in festività.

E adori, e fervente le dolci dita

su la tela conduci.

Nuda nel sole ed immobile,

frammento di natura,

ti miro orante ed oprante.

Da te invasa da te riassorbita,

sei tu che mi divinizzi

o la mia divinità è che ti crea,

artista, arte, spirito?

Tacitamente il seno respira.

 

*

Charità notturna

Chiarità notturna, volo d’ore bianche, disteso cielo,

tendo la mia mano che vi stringe, e v’offro, v’offro.

Ci veda qualcuno. Non me, ma sola la mia mano che vi tiene,

ore fruscianti, grande sereno, spiaggia d’astri.

 

*

 

Brucio la mia vita

S’io mi muovo, s’io mi sollevo,

tutto svanisce, tutto s’aggela.

Ma s’io resto così distesa,

gli occhi chiusi, le labbra aureolate di brace,

l’ardore della mia palma sul battito della mia gola,

io brucio la mia vita, brucio la mia vita,

il mio sangue si consuma nelle mie vene,

io sento che si consuma

solo nel ricordo d’un altro sangue,

d’una voluttà data e provata,

dell’amore lontano

che forse non ritroverò.

 

*

 

Morte, m’hai sentita?

Morte, m’hai sentita?

Nella notte ti ho invocata,

piangendo

e fors’anche ridendo

per sedurti t’ho chiamata,

ultima luce,

speranza di due braccia accoglienti,

un nome ancora da invocare,

morte, madre, sorella, amata,

una che mi prenda, una che mi voglia….

Ed eri lontana.

Bianca e bella s’io ti pensavo su altri reclina,

s’io t’imaginavo intenta a baciar altri,

altri certo non più di me dolenti,

oppur creature felici,

morte, m’hai sentita s’anche non sei accorsa?

Nessuno certo t’implorava quanto me,

o cara quanto fu cara la vita,

e tu chi sceglievi in vece mia?

Ma forse,

forse da lontano hai trasalito….

E ora non ti chiamo più.

Stormi mi ventano dietro la fronte,

aliante mondo inespresso del mio pensiero,

parole che furono visioni e ch’io ancora non dissi,

amore che tutti comprende i ruinati amori

e li risolleva….

Verità della mia vita,

incompiuta missione che nell’alba mi riappare,

ch’era il miracolo,

ed io forse l’ho tradita….

E forse, o morte, non venuta al mio richiamo delirante

mi raggiungerai nel fervore del ripreso canto,

troncherai nella mia gola il canto,

un giorno chiaro….

Ch’io mi rammenti allora,

ch’io mi rammenti

come eri bella,

come eri bella questa notte,

morte, su le fronti che invece di me baciavi.

 

*

 

Da Assisi

Sul colle una sta,

sola,

dinanzi a questo, nodo silente del mondo.

Vento scende verde d’argento.

Ode respiro d’assenti acque.

Cantici cari dissennati ascolta,

di sorrisi sorgivi, di baci ariosi,

volatili delizie,

e le tiene, quasi creature in grappolo,

sola ne lo svariar de le luci,

fra le braccia o tra l’ali,

rondine e sorella,

che nulla si sperda di nessuna primavera.

 

*

 

In quest’alba

In quest’alba,

ricche le vene di melodia e dolenti,

che tutti aduno e mesco i desideri eterni,

uno,

d’una rosa bianca sul cespo,

solo m’avanza incontro al giorno,

e il giorno è di gennaio,

oh giardino che non vedrò!

 

*

 

Anche quest’ore

Passeran quest’ore di spasimo

come passarono le mille di gioia.

O fiore che avrei voluto soltanto baciare,

o petto dolce dove imploravo festosamente la morte,

ma quest’ore che vivo di strazio

son più generose ancora

dell’altre gridanti felicità.

Mi tendo a te che ho colpito,

da lontano mi tendo

più pulsante di quando ridevamo nudi nel sole,

la fronte più affocata, insaziata.

Dono d’angoscia gemente

che pur anche si dissolverà,

lungo di febbre ansito verso la tua pena….

Tutti i miei capelli per addormirti da lungi!

 

*

 

Una risata

Una risata.

Forse un giorno

la sentirò prorompermi dalla gola:

giorno di gran sole,

risata sopra il mondo,

e poi

due braccia

che mi sollevino ansante

verso la prima stella della sera.

 

**

MOMENTI, copertina della prima raccolta di liriche di Sibilla Aleramo,  ed. Bemporad & Figlio – 2^ edizione 6°migliaio, Firenze 1922

MOMENTI, prima raccolta di liriche di Sibilla Aleramo, volume copertina morbida con foto dell’autrice protetta da velina, Bemporad & Figlio – 2^ edizione 6°migliaio Firenze 1922