Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Prima raccolta poetica di Sibilla Aleramo*, pubblicata nel 1921 per le edizioni fiorentine di Bemporad & figlio. Liriche dallo stile innovativo, essenziale ed elegante, un grido di libertà che intreccia in modo singolare carnalità e lirismo: una poesia di immagini, tutta fuoco e immediatezza. Un manifesto della nuova coscienza femminista e antiborghese nel quale si coglie la volontà dell’autrice di aderire alla poetica delle avanguardie letterarie per l’eterogeneità dei temi e la rottura con gli schemi tradizionali della metrica e del verso, congeniali alla sua sensibilità nervosa e al suo anticonformismo.
Ritmo
Ritrovata adolescenza,
gioia del colore,
occhi verdi di sole sul greto,
scheggiato turchese immenso de l’onde,
biondezza di cirri e di rupi,
rosea gioia di tetti,
colore, ritmo,
come una bianconera rondine
l’anima ti solca.
*
Son tanto brava
Son tanto brava lungo il giorno.
Comprendo, accetto, non piango.
Quasi imparo ad aver orgoglio quasi fossi un uomo.
Ma, al primo brivido di viola in cielo
ogni diurno sostegno dispare.
Tu mi sospiri lontano: «Sera, sera dolce e mia!»
Sembrami d’aver fra le dita la stanchezza di tutta la terra.
Non son più che sguardo, sguardo sperduto, e vene.
*
Nuda nel sole
Nuda nel sole
per te che dipingi sto immobile,
il seno soltanto ritmando
la vita gagliarda del cuore.
Come un cielo soave d’aurora
è per te questa mia forma lucente,
un prato un’acqua una solitaria fiorita di petali,
tralci di vigna in festività.
E adori, e fervente le dolci dita
su la tela conduci.
Nuda nel sole ed immobile,
frammento di natura,
ti miro orante ed oprante.
Da te invasa da te riassorbita,
sei tu che mi divinizzi
o la mia divinità è che ti crea,
artista, arte, spirito?
Tacitamente il seno respira.
*
Charità notturna
Chiarità notturna, volo d’ore bianche, disteso cielo,
tendo la mia mano che vi stringe, e v’offro, v’offro.
Ci veda qualcuno. Non me, ma sola la mia mano che vi tiene,
ore fruscianti, grande sereno, spiaggia d’astri.
*
Brucio la mia vita
S’io mi muovo, s’io mi sollevo,
tutto svanisce, tutto s’aggela.
Ma s’io resto così distesa,
gli occhi chiusi, le labbra aureolate di brace,
l’ardore della mia palma sul battito della mia gola,
io brucio la mia vita, brucio la mia vita,
il mio sangue si consuma nelle mie vene,
io sento che si consuma
solo nel ricordo d’un altro sangue,
d’una voluttà data e provata,
dell’amore lontano
che forse non ritroverò.
*
Morte, m’hai sentita?
Morte, m’hai sentita?
Nella notte ti ho invocata,
piangendo
e fors’anche ridendo
per sedurti t’ho chiamata,
ultima luce,
speranza di due braccia accoglienti,
un nome ancora da invocare,
morte, madre, sorella, amata,
una che mi prenda, una che mi voglia….
Ed eri lontana.
Bianca e bella s’io ti pensavo su altri reclina,
s’io t’imaginavo intenta a baciar altri,
altri certo non più di me dolenti,
oppur creature felici,
morte, m’hai sentita s’anche non sei accorsa?
Nessuno certo t’implorava quanto me,
o cara quanto fu cara la vita,
e tu chi sceglievi in vece mia?
Ma forse,
forse da lontano hai trasalito….
E ora non ti chiamo più.
Stormi mi ventano dietro la fronte,
aliante mondo inespresso del mio pensiero,
parole che furono visioni e ch’io ancora non dissi,
amore che tutti comprende i ruinati amori
e li risolleva….
Verità della mia vita,
incompiuta missione che nell’alba mi riappare,
ch’era il miracolo,
ed io forse l’ho tradita….
E forse, o morte, non venuta al mio richiamo delirante
mi raggiungerai nel fervore del ripreso canto,
troncherai nella mia gola il canto,
un giorno chiaro….
Ch’io mi rammenti allora,
ch’io mi rammenti
come eri bella,
come eri bella questa notte,
morte, su le fronti che invece di me baciavi.
*
Da Assisi
Sul colle una sta,
sola,
dinanzi a questo, nodo silente del mondo.
Vento scende verde d’argento.
Ode respiro d’assenti acque.
Cantici cari dissennati ascolta,
di sorrisi sorgivi, di baci ariosi,
volatili delizie,
e le tiene, quasi creature in grappolo,
sola ne lo svariar de le luci,
fra le braccia o tra l’ali,
rondine e sorella,
che nulla si sperda di nessuna primavera.
*
In quest’alba
In quest’alba,
ricche le vene di melodia e dolenti,
che tutti aduno e mesco i desideri eterni,
uno,
d’una rosa bianca sul cespo,
solo m’avanza incontro al giorno,
e il giorno è di gennaio,
oh giardino che non vedrò!
*
Anche quest’ore
Passeran quest’ore di spasimo
come passarono le mille di gioia.
O fiore che avrei voluto soltanto baciare,
o petto dolce dove imploravo festosamente la morte,
ma quest’ore che vivo di strazio
son più generose ancora
dell’altre gridanti felicità.
Mi tendo a te che ho colpito,
da lontano mi tendo
più pulsante di quando ridevamo nudi nel sole,
la fronte più affocata, insaziata.
Dono d’angoscia gemente
che pur anche si dissolverà,
lungo di febbre ansito verso la tua pena….
Tutti i miei capelli per addormirti da lungi!
*
Una risata
Una risata.
Forse un giorno
la sentirò prorompermi dalla gola:
giorno di gran sole,
risata sopra il mondo,
e poi
due braccia
che mi sollevino ansante
verso la prima stella della sera.
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