Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Una lunga intervista, un racconto segreto, il primo incontro, atteso da tempo, con un musicista che ha ispirato generazioni di artisti.
[Hans Ulrich Obrist] Ma è interessante perché porta all’idea del rifiuto. Quando ho parlato di istruzioni con Sol LeWitt e altri artisti, si è sempre parlato di dialettica. E Branden spiega nel suo testo che nel tuo caso e in quello di Flynt non vede una dialettica. Non si trattava di giocare con la dialettica come avrebbero fatto LeWitt o Dan Graham. Branden dice: “Conrad cerca di negarla. La sua performance annienta l’idea principale della partitura invece di realizzarla.” Può spiegarmelo?
[Tony Conrad] Sì, credo che sia esatto.
[HUO] Potrebbe descrivere come? Quindi non è dialettica.
[TC] Quale caratterizzazione dialettica sta facendo in relazione a LeWitt? Perché è una persona con un sacco di…
[HUO] Penso che sia una dialettica forse intende la dialettica della realizzazione e della non realizzazione. L’idea che la partitura sia una struttura arbitraria; può essere realizzata, non può essere realizzata. Può essere realizzata dall’artista, può essere realizzata da qualcun altro. Qualcosa che Lawrence Weiner ha coniato nella sua famosa dichiarazione sull’arte concettuale. C’è stato molto di questo tipo di dialettica, credo. Mentre si annienta la partitura.
[TC] Annientare, sì. La mia idea all’epoca era che l’obiettivo fosse quello di eliminare la funzione sociale e culturale della partitura come sito. Come sito culturale. Punto.
[HUO] Sbarazzarsene.
[TC] Sbarazzarsene. Esattamente. E poi, naturalmente, siamo andati a manifestare, almeno nominalmente, contro i musei. Voglio dire, l’idea che avrebbero davvero distrutto i musei era ridicola, ma sembrava che ci fosse un modo in cui l’inerzia culturale di quel periodo si fosse sviluppata intorno a una concezione ideologica progressista, e sembrava che fosse possibile raggiungere una situazione in cui la gente smettesse di comporre, usando questa forma classica, e facesse qualcosa di diverso. Stavi parlando del record, della storia… quando abbiamo iniziato, qual era l’espressione di Hobsbawm? Dimenticare l’oblio?
[HUO] La protesta contro l’oblio.
[TC] La protesta contro l’oblio. La protesta contro l’oblio assume una forma diversa quando diventa possibile tracciare le attività contingenti di tutti i giorni, usando strumenti come questo (indica il registratore) e questo (indica la macchina fotografica) e usando registrazioni audio, foto e così via, perché allora esiste qualcosa che va oltre la premessa generale delle istruzioni militari scritte.