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Bice Curiger: «ILLUMInazioni»

Un profilo della curatrice della 54ma Esposizione d’Arte Internazionale della biennale di Venezia, andata in scena nel 2011

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Bice Curiger and Andy Warhol, Galerie Bruno Bishofberger, Zurich, 1976.

Dal "Giornale dell'Arte" n° 299, giugno 2010

Per la settima volta nelle ultime dieci edizioni la Mostra Internazionale di Arti Visive della Biennale di Venezia è affidata a un direttore non italiano. Il Consiglio di Amministrazione della Biennale ha infatti incaricato Bice Curiger di curare la 54ma edizione della rassegna, che si terrà da giugno a novembre del 2011. Nata nel 1948 a Zurigo, la neoeletta ha legato il suo nome alla rivista d’arte contemporanea «Parkett», edita dal 1984 in Svizzera e negli Stati Uniti, della quale è cofondatrice e redattore capo. Dal 2004 è anche direttore editoriale della rivista «Tate etc», pubblicata dalla Tate Gallery di Londra, dove, nel 1996, ha fatto parte della giuria del Turner Prize.

Il suo curriculum di curatrice annovera, dal 1998, retrospettive di Martin Kippenberger, Sigmar Polke, Thomas Hirschhorn, Georgia O’ Keeffe e Katharina Fritsch, tutte allestite alla Kunsthaus di Zurigo. A Meret Oppenheim ha dedicato una retrospettiva al Guggenheim di New York nel 1996 e una monografia; del 2007 è una monografica su Fischli & Weiss organizzata alla Tate Modern insieme a Vicente Todolí, uno dei curatori con i quali ha collaborato nel corso della sua carriera, oltre a Hans-Ulrich Obrist, Bernard Marcadé, Jacqueline Burckhardt e Massimiliano Gioni.

La Curiger succede a Daniel Birnbaum, direttore nel 2009. Il primo direttore straniero della Mostra di Arti Visive della Biennale di Venezia fu nel 1995 Jean Clair, che curò una mostra di taglio storico («Identità e alterità») allestita a Palazzo Grassi. Dopo l’«interregno» di Germano Celant nel 1997, toccò per due edizioni (1999 e 2001) ad Harald Szeemann, finito al centro delle polemiche per l’abolizione del padiglione nazionale italiano. Nel 2003 venne scelto Francesco Bonami, direttore artistico della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino e curatore al Museum of Contemporary Art di Chicago.

La prima direzione femminile arrivò nel 2005, con il duo spagnolo Rosa Martínez-Maria de Corrál; nel 2007 si puntò sullo statunitense Robert Storr, autore di una Biennale di taglio museale (anche troppo, secondo i detrattori) ed entrato in rotta di collisione con il Consiglio di Amministrazione per problemi di bilancio. Più serena l’esperienza di Birnbaum, che pochi mesi prima aveva curato la Triennale d’arte contemporanea di Torino.

L’era dei direttori stranieri alla Biennale ha peraltro coinciso con un progressivo aumento del numero dei visitatori: i 375.702 dello scorso anno rappresentano un record che, data la crescente popolarità dell’arte contemporanea, potrebbe essere battuto nel 2011.
La Curiger, scelta quando molti si aspettavano la nomina di Carlos Basualdo, porta in dote a Venezia i numerosi e prestigiosi contatti ottenuti tramite la sua esperienza a «Parkett», rivista diretta da Dieter Von Graffenried, che ad ogni numero commissiona un’opera grafica a tiratura limitata o un multiplo a un artista di riconosciuta fama internazionale: Louise Bourgeois, Daniel Buren, Urs Fischer, Bruce Nauman, Tony Oursler, Damien Hirst, Jeff Koons, Rodney Graham e Hiroshi Sugimoto sono soltanto alcuni dei nomi che si sono susseguiti in copertina.

Forse l’arrivo della nuova direttrice comporterà una rinnovata attenzione della Biennale verso la grafica, un versante che, complice le ristrettezze imposte dalla crisi, sta tornando in voga, come dimostrato dalla recente edizione della rassegna «Philagrafika» a Filadelfia. Di sicuro la Curiger dovrà vedersela con i problemi di tutti i suoi predecessori: i finanziamenti e, cosa forse ancora più importante, il pochissimo tempo imposto dal consueto ritardo della nomina.

Dal "Giornale dell'Arte" n° 303, novembre 2010

«ILLUMInazioni» è il titolo della 54ma Esposizione d’Arte Internazionale, in programma dal 4 giugno al 27 novembre (vernice 1, 2 e 3 giugno) 2011, scelto dalla curatrice Bice Curiger e presentato il 20 ottobre alla riunione preparatoria dei padiglioni stranieri. Il punto di partenza  sono i quadri dell’ultimo periodo di Tintoretto, che prende le distanze dal Manierismo per quell’esplosione di luce che ha ispirato tanti artisti contemporanei. La Biennale è in trattativa per poterne esporre tre. «Nazioni», invece, scritto in corsivo, indica come la Curiger condivida la strutturazione, da altri considerata anacronistica, della Biennale in padiglioni nazionali, un elemento di identità, in un’epoca in cui questa è messa in discussione dalla crisi e dalla globalizzazione.

Per questo tutti gli artisti saranno invitati a rispondere a cinque domande sul tema dell’identità. Le risposte saranno pubblicate in catalogo. Oltre ai padiglioni ci saranno anche i «paraPadiglioni»: alcuni artisti sono stati infatti invitati a costruire una struttura che possa accogliere altre opere. Questo «per interrompere la linearità del percorso all’Arsenale» dice la Curiger, che però sta anche pensando a un’estensione al Palazzo delle Esposizioni (ex Padiglione Italia ai Giardini) e in alcuni esterni. Quanto agli artisti selezionati, la curatrice si limita a dire che almeno un terzo saranno giovani, affiancati da maestri riconosciuti. I Paesi che parteciperanno a questa nuova edizione saranno 75. Ritorna dopo più di quarant’anni l’India e, dopo trent’anni, il Congo. Esordiranno Andorra, Arabia Saudita, Barhein, Bangladesh, Maleysia, Ruanda. Assente, invece, la Città del Vaticano. Intanto il presidente Paolo Baratta conferma che entro maggio sarà completato l’intervento sul Padiglione Italia all’Arsenale, grazie ai finanziamenti del Mibac. Si acquisteranno altri mille mq, per un totale di circa 3mila mq.

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