Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Avventure ossessive di un ascoltatore. Trenta canzoni perfette, da Eno a Monteverdi, raccontate a cavallo tra musica e altre discipline da Gianluigi Ricuperati
Per uno strano fulmine del caso e dell’ispirazione nel decennio più giovane del Novecento, gli anni 60, alcuni tra i migliori scrittori di canzoni dell’epoca, tutti ampiamente sotto e 30 hanno scritto capolavori dedicati a cosa significa essere anziano. I Beatles con Eleanor Rigby, gli Zombies con ‘A rose for Emily’ (ispirata a un omonimo magnifico racconto lungo di Faulkner), e, nel 1971, il grande John Prine, una delle vittime eccellenti della prima ondata di Covid (scomparso nel 2020), con una delle più strazianti folk song di tutti i tempi, ‘Hello in There’.
Dopo un’introduzione acustica di mezzo minuto, inizia a raccontare la vita di una coppia di anziani, due amanti che ora si trovano a vagare nei loro anni d’oro. “Avevamo un appartamento in città / A me e Loretta piaceva vivere lì / Beh, erano passati anni da quando i bambini erano cresciuti”, canta. “Una vita propria ci ha lasciati soli / John e Linda vivono a Omaha / E Joe è da qualche parte sulla strada / Abbiamo perso Davy nella guerra di Corea / E non so ancora per cosa, non importa più”.
Eleanor, Emily, Loretta. Tre nomi di solitudine di una vecchiaia forse ormai superata dalla rampante terza età di oggi, per fortuna assai più dignitosa grazie ai progressi della scienza medica e all’allungamento della vita media, almeno in Occidente.
Ecco cosa dice Prine della scelta Loretta in ‘Hello In There’. Volevo scegliere un nome che potesse essere il nome di una persona anziana, ma non volevo che si notasse così tanto”, ha detto. “Le persone attraversano delle fasi in cui molti chiamano i propri figli con lo stesso nome… e io stavo pensando che era molto probabile che il tipo di persona che avevo in mente potesse chiamarsi Loretta. E non è così strano da collocarla in un periodo temporale completo”.
Ma il centro musicale della canzone, il buco bianco di questo brano che ascolterei – e ascolto – anche 90 volte di seguito è l’accordo di settima maggiore (Cma7) quando dice che i figli sono cresciuti, o che non c’è più molto da dire, o che le notizie si ripetono come un sogno già visto da entrambi: È qui che nasce e si glorifica la malinconia composta, trattenuta, fatta di serena disperazione, in questa ode perfetta.