Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Avventure ossessive di un ascoltatore. Trenta canzoni perfette, da Eno a Monteverdi, raccontate a cavallo tra musica e altre discipline da Gianluigi Ricuperati
Ecco una canzone melodrammatica e potente, pubblicata nel secondo disco della band canadese, Neon Bible*, che fra qualche giorno verrà risuonato per intero in un’esecuzione dal vivo trasmessa in digitale.
Peter Gabriel ha così amato questo pezzo da farne una propria versione.
Si tratta di una ballata fatta di pieni e vuoti, con una melodia vocale che traccia un arco estenuato, come una preghiera rivolta a un essere umano da un altro essere umano.
Il testo è particolarmente interessante, perché al termine di ogni strofa della prima stanza il cantante termina con una parola che rima quasi perfettamente, o meglio in cui le lettere coincidono: age, cage, rage.
L’inglese è una lingua in cui age, stage, page, cage e rage condividono il 90 per cento delle lettere. In questa lingua ascolto le parole cantate in un disco suonato dalle persone che sto per incontrare. Nel disco si presentano di frequente le parole age, stage, page, cage e rage. Mi viene in mente che in italiano rabbia e gabbia condividono lo stesso numero di lettere, e c’è pure sabbia. Ma è ovvio che la sequenza semantica tra le prime due fa più effetto della terza parola. Sarebbe terribile se il principio con cui è organizzata la lingua fosse questo – un’algebra di addizioni sulla base di cifre alfabetiche tutte uguali, con le prime consonanti a portare il peso del cambiamento, della differenza. Ma queste parole, l’insieme di queste parole – rabbia gabbia palco pagina – ha una qualità che risuona in modo molto più profondo della rima che le accomuna, ovvia e inevitabile.
La canzone esplode poi con la presenza apparentemente esagitata di un’organo magniloquente. Le preghiere tra umani – a volte – finiscono con un frastuono che è insieme sublime e volgare, toccante e zuppo, come una guancia irrorata di lacrime.
Il Mio Corpo è Una Gabbia
Il mio corpo è una gabbia
che mi impedisce di ballare con l’unica che amo
ma la mia mente ha la chiave
Il mio corpo è una gabbia
che mi impedisce di ballare con l’unica che amo
ma la mia mente ha la chiave
Sono in piedi sul palco
della paura e dell’insicurezzaè uno spettacolo vuoto
ma loro applaudiranno comunque
Il mio corpo è una gabbia
che mi impedisce di ballare con l’unica che amo
ma la mia mente ha la chiave
tu sei accanto a me
la mia mente ha le chiavi
Sto vivendo in un’epoca
che chiama l’oscurità “luce”
sebbene il mio linguaggio sia morto
le sue forme riempiono ancora la mia mente
Sto vivendo in un’epoca
di cui non conosco il nome
sebbene la paura mi impedisca di muovermi
il mio cuore batte ancora così lento
Il mio corpo è una gabbia
che mi impedisce di ballare con l’unica che amo
ma la mia mente ha la chiave
tu sei accanto a me
la mia mente ha le chiavi
il mio corpo è…
il mio corpo è una gabbia
noi prendiamo quello che ci viene dato
solo perchè tu hai dimenticato
non significa che tu sei stata perdonata
Sto vivendo in un’epoca
che urla il mio nome nella notte
ma quando arrivo alla porta
non vedo nessuno
Il mio corpo è una gabbia
che mi impedisce di ballare con l’unica che amo
ma la mia mente ha la chiave
tu sei accanto a me
la mia mente ha le chiavi
libera il mio spirito
libera il mio spirito
libera il mio corpo