Il 30 giugno 2023 è terminata la prima capsule digitale del Giornale dell’Arte – Nova Express Digital Capsule – pubblicata qui, sei giorni su sette, da maggio 2022.
Nova Express Digital Capsule, a cura di Gianluigi Ricuperati e Maurizio Cilli, è stata il primo esperimento di un prodotto verticale editoriale del Giornale dell’Arte dedicato a rappresentare nuove tendenze e definire e indagare nuovi limiti. Attraverso le voci di grandi intellettuali, intrecciate a una riscoperta e rilettura dell’archivio del mensile ormai quarantennale, Il Giornale dell’Arte ha voluto affermare come la comprensione della contemporaneità sia una questione di punti di vista e della capacità caleidoscopica di tenerli insieme. Grazie a Gianluigi e Maurizio per averci condotto in questo viaggio davvero Nova.
Avventure ossessive di un ascoltatore. Trenta canzoni perfette, da Eno a Monteverdi, raccontate a cavallo tra musica e altre discipline da Gianluigi Ricuperati
Due persone pensano, e parlano, a distanza di decenni e provenienze. Il primo è uno scrittore, e dice:
‘’La musica è la migliore consolazione già per il fatto che non crea nuove parole. Anche quando accompagna delle parole, la sua magia prevale ed elimina il pericolo delle parole. Ma il suo stato più puro è quando risuona da sola. Le si crede senza riserve, poiché ciò che afferma riguarda i sentimenti. Il suo fluire è più libero di qualsiasi altra cosa che sembri umanamente possibile, e questa libertà redime. Quanto più fittamente la terra si popola, e quanto più meccanico diventa il modo di vivere, tanto più indispensabile deve diventare la musica. Verrà un giorno in cui essa soltanto permetterà di sfuggire alle strette maglie delle funzioni, e conservarla come possente e intatto serbatoio di libertà dovrà essere il compito più importante della vita intellettuale futura. La musica è la vera storia vivente dell’umanità, di cui altrimenti possediamo solo parti morte. Non c’è bisogno di attingervi, poiché esiste già da sempre in noi, e basta semplicemente ascoltare, perché altrimenti si studia invano.”
Il secondo è un musicista, e dice:
‘’Ho realizzato questo disco utilizzando (per gli standard odierni) gli strumenti primitivi della prima musica elettronica: un sintetizzatore AMS, con un semplice sequencer, un equalizzatore grafico (che permette di modificare il timbro dell’uscita del sintetizzatore), un Gibson Echoplex e due registratori a nastro Revox. Tutti questi strumenti erano piuttosto fallibili.
Il sintetizzatore tendeva a stonare gradualmente man mano che si riscaldava e comunque la tastiera non era una tastiera standard a “temperamento equabile” come quella che si trova oggi su qualsiasi sintetizzatore commerciale: si iniziava a lavorarci accordando le ottave, il che, insieme al pitch scorrevole, lasciava un certo margine di variazione.’’
La musica in questione è uno dei primi esperimenti di cosiddetta ‘ambient’, un pezzo di circa mezz’ora composto da due sequenze indipendenti. Le due sequenze vengono ruotate separatamente a destra e a sinistra e si ripetono in loop di lunghezza leggermente diversa. I due loop interagiscono per formare combinazioni diverse a ogni ripetizione.
Cosa potranno mai avere in comune queste frasi ?
Se pensate alle parole dello scrittore, tratte da ‘La provincia dell’uomo’ di Elias Canetti, mentre ascoltate il capolavoro del musicista, ‘Discreet Music’, forse Il brano strumentale più indimenticabile e perfetto di Brian Eno, tutto all’improvviso vi apparirà chiaro: suoni sublimi, idee che arredano la mente, fughe della ragione nella logica dell’Ambiente. Si tratta di un’opera pensata per abitare un’epoca in cui le parole finiscono, per non finire mai.